William Klein

William Klein nato a New York il 19 Aprile 1926 – morto a Parigi il 10 Settembre 2022.
Sempre all’insegna dell’anticonformismo, William Klein, nella sua vita è stato fotografo, scultore, pittore e regista.
Con origine ebree ebbe modo di sperimentare l’antisemitismo che egli anni ’30 anche negli Stati Uniti stava prendendo il sopravvento.
Prima di concludere gli studi si arruolò con l’esercito americano come radio operatore in Francia e in Germania.


Nel 1948 si trasferisce a Parigi e si iscrive alla Sorbona dove i suoi professori (André Lothe e Fernand Leger) incoraggiavano gli studenti ad andare contro il conformismo e i valori borghesi presenti nell’arte dell’epoca.

Nel 1952 va a Milano dove dirige due spettacoli teatrali al “Piccolo”. Nello stesso tempo collabora con l’architetto Angelo Mangiarotti e inizia a scrivere per la rivista di architettura “Domus”.
Incomincia ad avvicinarsi alla fotografia e lo fa in modo particolare facendo uso di pittura astratta e fotografia.


Nel 1954 approda a New York e conosce Liberman (un art director, fotografo e scultore russo neutralizzato in America e nel 1943 diventa direttore artistico per Vogue) che gli chiede cosa volesse fare, lui risponde di voler fotografare “La Grande Mela” in una maniera nuova con la realizzazione di una sorta di diario fotografico. Liberman decide di finanziarlo e gli offre un contratto come fotografo di moda per la rivista “Vogue”.


Da regista realizzò più di 20 film e gira il primo documentario in assoluto su Muhammad Ali.
È considerato una delle figure più anticonformiste della storia della fotografia americana del dopoguerra.
Quando si dice “impara la tecnica e poi dimenticala” lui ha fatto proprio questo, è andato contro tutte le regole della fotografia come la composizione e il fuori fuoco. Considerava Henri Cartier-Bresson un grande fotografo ma non gli piace il suo tecnicismo negli scatti. Aveva acquistato la stessa fotocamera che usava Bresson e fece capire al mondo che con occhi diversi è possibile guardare, e documentare, il mondo in modi diversi.

Se vogliamo portare questo ragionamento ai giorni di oggi possiamo dire che lui è stato un vero precursore della fotografi artistica senza rigidi canoni e lo dice perfettamente in una sua celebre frase: “per me, fare una fotografia era fare un anti-fotografia”.
Considerava inutile, controproducente, l’ossessione per la tecnica che ha sempre caratterizzato i fotografi e infatti in una sua frase dice: ”Ho avuto una sola fotocamera per iniziare. Di seconda mano con due lenti e nessun filtro. Quello che mi interessava era immortalare qualcosa sulla pellicola per poi passarla sotto l’ingranditore”.

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