La Nikon D7000 è una fotocamera reflex digitale inserita nella fascia di mercato delle Prosumer (ancora Consumer ma con accorgimenti Pro), in commercio dal 2010 al 2013.
La D7000 è prima della fortunata serie omonima. È una fotocamera robusta e con inclinazione professionale.
Nel mio lavoro mi trovo spesso davanti a questa fotocamera, e per chi ha un basso budget, consiglio anche l’acquisto. Anche se ormai è datata (al momento in cui sto scrivendo siamo a Febbraio del 2024) è una ottima fotocamera che permette di avere degli scatti con colorazione molto neutra anche e se la impostiamo con programmi automatici.
Lo schermo è ad alta risoluzione da 3 pollici lo stesso che equipaggia la D3000.
Come tutte le fotocamere Prosumer della Nikon anche la Nikon D7000 ha il motore AutoFocus interno, così può utilizzare ogni obiettivo, anche il più vecchio.
Si possono registrare filmati in Full HD a 1080p.
Ha (come tutte le successive della serie D7000) due programmi liberamente personalizzabili chiamati U1 e U2, che sono davvero una bella novità in una fotocamera di questa fascia di mercato.
Introduzione – Protocollo fotografico in odontoiatria
La fotografia in ambito dentale può considerarsi ormai un fatto acquisito, in quanto negli ultimi tempi numerosissimi studi odontoiatrici e laboratori odontotecnici hanno avvertito l’esigenza di attrezzarsi per fare fotografie, così da avere un ulteriore supporto tecnico alla loro attività professionale. Ecco quindi la necessità di acquisire un’adeguata conoscenza in campo fotografico anche da parte dei professionisti del settore dentale.
Entrando più nello specifico nella gestione della fotografia dentale non sono da sottovalutare aspetti importanti, quali il notevole miglioramento dei rapporti tra l’odontoiatra e l’odontotecnico i quali, attraverso gli strumenti offerti dalle più moderne tecnologie, diventati ormai di uso quotidiano, hanno la possibilità di colloquiare procedendo anche al reciproco scambio di immagini in tempo reale, ottenendo così una notevole riduzione dei tempi necessari per la risoluzione di ogni singolo caso; tutto questo indipendentemente dalla distanza tra lo studio ed il laboratorio grazie a Internet e software di condivisione di file e cartelle (es. Dropbox e Wetransfer).
Altro importante aspetto da considerare è la funzione estetica, che ormai negli ultimi tempi sta assumendo una valenza sempre maggiore sia per quanto concerne la mera documentazione sia per agevolare il dialogo tra clinico e paziente.
Va tenuto presente, inoltre, che già da anni la fotografia sta diventando anche uno strumento diagnostico al pari degli esami radiografici.
Da non trascurare infine la possibilità di avere a disposizione uno strumento adeguato e di facile accesso in caso di controversie medico/legali.
A questo punto a mio avviso appare interessante anche l’aspetto pubblicitario che potrebbe usufruire di canali diretti di informazione, quali i social network, attraverso i quali pubblicizzare il proprio lavoro corredato da foto e slide documentative di tutto il percorso pre e post trattamento.
Protocollo semplificato – Protocollo fotografico in odontoiatria:
Per quanto detto finora, assume una notevole importanza, fino a diventare a mio avviso indispensabile, il potersi avvalere anche nel settore della fotografia dentale di protocolli semplici, da utilizzare nei diversi casi da documentare e che facciano riferimento a standard specifici ed universalmente adottati.
Le mie conoscenze acquisite in questi ultimi anni, in cui mi sono assiduamente dedicato alla fotografia nel dentale, mi hanno consentito di elaborare un protocollo di base, molto semplice e facilmente eseguibile anche senza specifiche esperienze in campo fotografico, che ritengo utilizzabile nei più comuni e frequenti casi.
Mi corre l’obbligo di chiarire che con ciò non intendo minimamente mettere in dubbio la validità di analoghi strumenti esistenti, peraltro elaborati da illustri professionisti e molto utili per i più esperti. E’ infatti per tale motivo che parlo di casi comuni, in quanto i casi particolari e gli scatti necessari alla loro documentazione possono essere comunque effettuati partendo da nozioni di base di fotografia generale e odontoiatrica e, in ogni caso, fanno sempre parte integrante del protocollo summenzionato.
Fatta questa doverosa premessa, di seguito vado ad individuare gli indispensabili scatti al viso che ritengo debbano essere documentati:
Foto al volto – Protocollo fotografico in odontoiatria:
frontale(con e senza sorriso) prima, durante e post trattamento(Fig. 1c);
laterale destro e sinistro(Fig. 1 a -e);
a 45° destro e sinistro. (Fig. 1 b-d).
Fig, 1a – Dr. Alessio Casucci – Odt. Alessandro IelasiFig, 1c – Dr. Alessio Casucci – Odt. Alessandro IelasiFig, 1e – Dr. Alessio Casucci – Odt. Alessandro IelasiFig, 1b – Dr. Alessio Casucci – Odt. Alessandro IelasiFig, 1d – Dr. Alessio Casucci – Odt. Alessandro Ielasi
Scatti effettuati durante un corso di Protesi Totale su paziente tenuto dal Dr. Alessio Casucci e l’Odt. Alessandro Ielasi
Come per gli scatti extra orali ora indicherò gli scatti intraorali da comprendere nel protocollo semplificato:
Scatti intraorali – Protocollo fotografico in odontoiatria:
frontale;
laterale destra e sinistra;
occlusale superiore e inferiore.
Ovviamente ci sono tante altre inquadrature da poter effettuare nel cavo orale, ma come ho chiarito la mia intenzione è quella di poter dare aiuto al professionista cercando di non complicare ma di semplificare il procedimento fotografico di ogni paziente. Nel caso in cui ci trovassimo, però, di fronte a problematiche particolari da dover documentare con scatti ulteriori, basterà solo mettere in pratica le conoscenze base di fotografia e trovare la giusta posizione di scatto.
Tutti gli scatti al volto dovrebbero essere effettuati con uno sfondo di colore unico nero(si potrebbe allestire all’interno dello studio un piccolo set fotografico attaccando alla parete un drappo di velluto nero, in quanto il velluto non riflette la luce ma la assorbe) per poter avere il minor numero di ombre possibili. L’importante è non utilizzare sfondi di colori diversi dal nero, bianco e grigio perchè potrebbero portare fastidiose ombre colorate sul soggetto. Una buona regola è quella di utilizzare uno sfondo “contrastante” al soggetto: se il soggetto è scuro si utilizzerò uno sfondo bianco viceversa nero.
Lo sfondo grigio potrebbe essere una buona idea per avere un colore unico per tutti i pazienti. Per chi poi ritiene necessario creare un set fotografico per ritratti più professionali, si possono anche usare diverse fonti di illuminazione riflessa. In linea generale si utilizza invece una fonte di luce incidente (quella luce che batte sul soggetto da fotografare direttamente), perché se abbiamo solo un flash anulare (Fig. 3 a) non possiamo fare altro (a meno che non sia wireless) che puntare la luce sul soggetto frontalmente. Anche utilizzando i flash tipo wireless SB-R200 della Nikon (Fig. 3 b), data la loro limitata potenza, non potremo fare altro che dirigere il lampo verso il soggetto inquadrato (eventualmente utilizzando dei diffusori o soft box per diffondere la luce in modo più uniforme).
Nel caso in cui ci sia poi la possibilità di utilizzare diversi flash insieme, grazie al sistema wireless possiamo diffondere la luce più correttamente, non più facendola partire da un unico punto, ma da 2 – 3 o 4 diversi (Fig. 3). Se infine vogliamo usare luce riflessa bisognerà equipaggiarsi di stativi (almeno 3), teste dedicate all’attacco dei flash e diffusori sulla parabola del flash. In questa configurazione dovremo però usare non più flash anulari o macro ma i normali flash che si usano generalmente in fotografia. In questo modo otterremo un lampo molto più ampio e potente rispetto sia all’anulare che a quello macro, in modo tale che nel momento in cui andremo a farli “sparare” contemporaneamente su una parete bianca, la luce che arriverà al soggetto sarà tutta molto più omogenea, evidenziando un incarnato del viso molto più naturale.
È possibile utilizzare anche un solo flash “normale”(Fig. 5),montato sulla fotocamera, che con la possibilità di ruotare la parabola in tutte le direzioni può “sparare” il lampo su una parete o anche sul soffitto in modo da ammorbidire i toni dell’incarnato (se la stanza in cui si stanno effettuando gli scatti ha pareti bianche e non è molto grande).
Fig. 4. Posizione 3 Flash Nikon SN-R200 su uno scatto al volto frontale
Fig. 5 Flash a torcia per usi generici
Tutte queste situazioni sono finalizzate ad un perfetto equilibrio tra estetica e aspetto clinico, in quanto il protocollo è adatto a tutti i tipi di pazienti, onde poter acquisire contestualmente una più corretta documentazione clinica unitamente ad un aspetto estetico molto gradevole. Negli scatti prettamente estetici, poi, potrebbe essere buona norma coinvolgere anche il paziente, in modo tale da renderlo partecipe del suo cambiamento e quindi più soddisfatto del lavoro svolto. Inoltre, ove possibile, sarebbe opportuno a mio avviso procedere con la documentazione fotografica dei singoli casi anche durante le visite di controllo, così da poter ottenere un corretto “follow up” non solo clinico ma anche fotografico.
Per quanto riguarda invece gli scatti intraorali sicuramente ci troveremo di fronte a tante difficoltà, prima fra tutte la posizione da assumere per poter “inquadrare” la scena nel modo giusto, velocemente e correttamente. Sicuramente in questa fase gli assistenti giocano un ruolo fondamentale in quanto, conoscendo bene le abitudini di lavoro del professionista, lo coadiuvano nel suo posizionamento rispetto al paziente.
In molti manuali di fotografia odontoiatrica si parla anche della posizione da tenere in tutte le foto intraorali, fino ad individuare con meticolosa precisione anche gli appoggi da utilizzare, l’esatta distanza dal soggetto (che peraltro varia a seconda dell’obiettivo utilizzato), nonché l’inclinazione con cui inquadrare il particolare. Io però tendo a privilegiare la conoscenza della macchina fotografica, l’indice di ingrandimento dell’obiettivo da utilizzare, il diaframma da selezionare e quant’altro, con l’acquisizione quindi di una ottimale padronanza degli strumenti a corredo, per poi procedere a trovare il più idoneo posizionamento, tenendo sempre presente che, trattandosi di protocolli standard, si dovrà utilizzare la stessa inquadratura per le medesime foto su qualunque paziente. Ad esempio, nello scatto alla bocca frontale in occlusione, bisognerà cercare di comprendere, nelle estremità dell’inquadratura, tutti i denti da molare a molare, tutte le mucose ed i frenuli.
Conclusioni – Protocollo fotografico in odontoiatria:
Oggi è indispensabile per tutti i professionisti del settore dentale essere a conoscenza di un protocollo fotografico comune ben eseguito, in quanto, questo rappresenta un biglietto da visita professionale importante sia per odontoiatri che odontotecnici. Inoltre è un’indispensabile supporto nelle dispute medico legali tra paziente e odontoiatra.
Articolo (Fotografia in laboratorio odontotecnico) pubblicato sulla rivista: Antlo – Il Nuovo Laboratorio Odontotecnico del 1/2018
Premessa– Fotografia in laboratorio odontotecnico
Al giorno d’oggi è sempre più importante conoscere e usare correttamente la tecnologia soprattutto in ambito scientifico, per questo è necessario dare all’odontotecnico la possibilità di capire e usare al meglio la tecnica fotografica. In questo articolo si vuole fornire informazioni sulla fotografia e sulla tecnica da usare per creare degli scatti sia tecnicamente perfetti che esteticamente efficaci.
Nella pratica quotidiana del laboratorio odontotecnico è entrato ormai a pieno titolo l’utilizzo della fotografia quale utile strumento di supporto e verifica delle varie fasi lavorative. E’ facilmente intuibile, infatti, che avere a disposizione un materiale fotografico di alto livello consente di ottenere un elevato standard qualitativo di lavoro, con evidenti favorevoli riverberi, anche pubblicitari, della propria professionalità. Entrando maggiormente nello specifico, appare immediatamente evidente la possibilità di comunicazione continua con lo studio odontoiatrico offerta dalla rete Internet che, con l’utilizzo di specifici programmi come ad esempio Dropbox, Wetransfer e tutti i sistemi di trasferimenti dati presenti, consente il facile interscambio di dati in tempo reale, onde ottenere una consistente contrazione dei tempi di lavorazione. Non va certamente sottovalutato l’aspetto promozionale che può essere sviluppato attraverso i moderni Social Network come Facebook i quali hanno raggiunto un notevolissimo grado di sviluppo e pertanto possono essere utilizzati efficacemente e soprattutto gratuitamente.
Introduzione– Fotografia in laboratorio odontotecnico
La fotografia mette a disposizione del professionista del settore un mezzo di comunicazione molto efficiente ed efficace in quanto offre la possibilità di seguire visivamente e tempestivamente l’evolversi delle varie fasi dei lavori da eseguire, per cui si intuisce subito la necessità di scattare delle fotografie corrette e ben eseguite anche se ci si volesse soffermare soltanto sull’aspetto puramente estetico. Di fotografia odontotecnica usata a scopo documentativo si è parlato sempre molto poco e le pubblicazioni su tale argomento non sono molte, tanto da generare, in questo ambito, molta disinformazione e spesso anche confusione. Mentre per la fotografia odontoiatrica si sono creati protocolli comuni già ampiamente utilizzati in ambito clinico, per quella odontotecnica finora si è proceduto in modo autonomo su specifiche iniziative dei singoli laboratori.
Protocolli– Fotografia in laboratorio odontotecnico A mio avviso in ogni ambito lavorativo che coinvolge più soggetti professionali è molto utile potersi affidare a regole e strumenti comuni sia per avere una razionalizzazione del proprio lavoro che per tenere tutto il processo produttivo sotto controllo; quindi appare ancora più necessaria la possibilità di avere a disposizione dei protocolli comuni riconosciuti ed utilizzati da tutti. Fatta questa doverosa premessa possiamo già indicare le linee di base per sviluppare un protocollo destinato specificatamente alla fotografia odontotecnica, tenendo presenti le diverse esigenze che si presentano durante le varie fasi della lavorazione. Sorge subito il primo problema, dovuto al fatto che non tutti gli odontotecnici usano le medesime tecniche lavorative e non è possibile quindi creare un protocollo “uguale” per tutti, ma ciò non toglie che si possano prevedere e quindi standardizzare in più protocolli settoriali gli scatti indispensabili a seconda delle tecniche utilizzate nonché delle diverse tipologie di prodotto (ad esempio: protesi mobile piuttosto che fissa), tenendo però sempre presente che tutti gli scatti fotografici dovranno essere comunque ripetibili e sovrapponibili. E’ opportuno quindi definire bene questi due aspetti, che sono spesso solo enunciati genericamente, precisando che per ripetibili si intendono foto che avranno la medesima luce ed intensità, mentre per sovrapponibili che possono essere sovrapposte con quelle che verranno scattate durante le successive fasi della lavorazione (Figg. 1a e 1b): ad esempio in protesi implantare: dal modello con analoghi alla barra avvitata sugli stessi.
Fig. 1a: modello in gesso con analoghiOdt. Ciro SimonettiFig. 1b: modello in gesso con barra avvitata sugli analoghiOdt. Ciro Simonetti
Per quanto detto, il protocollo dovrà prevedere delle foto iniziali già all’arrivo delle impronte e poi via via tutte le successive scattate durante le fasi intermedie e fino alla fine della lavorazione. Considerato che non è possibile utilizzare un protocollo unico per tutti gli odontotecnici, si possono però certamente indicare delle linee guida che permettano di adottare un uso della fotografia omogeneo e duttile, modificabile in base alle diverse fasi delle lavorazioni. Gli scatti da effettuare, come già detto, devono evidenziare adeguatamente ogni fase, iniziando da quelli al volto del paziente effettuati dal clinico; a tal proposito è opportuno sottolineare quanto sia importante che anche il clinico abbia una conoscenza della fotografia atta a creare un adeguato supporto al lavoro fotografico onde ottenere del materiale correttamente e scientificamente elaborato. Certamente va anche considerato che nella pratica quotidiana un odontotecnico non abituato a fotografare i propri lavori abbia una certa riluttanza a servirsi di questo strumento, ma ricorrendo ad un box fotografico di facile realizzazione creato ad hoc e cercando di impostare il proprio laboratorio anche in funzione dell’utilizzo della fotografia, tale riluttanza potrà essere facilmente superata e così anche questo aspetto farà parte della routine quotidiana, scoprendo dopo i primi scatti un nuovo mondo che consentirà di cogliere sfaccettature del proprio lavoro quasi mai notate in precedenza. Visto che l’odontotecnico crea i propri manufatti partendo da un elemento soggettivo (il proprio estro), avere a disposizione uno strumento che possa far esaminare la lavorazione in modo dettagliato e soprattutto immediatamente, può consentire di correggere subito gli eventuali errori di lavorazione. Prima di addentrarci nella parte più squisitamente tecnica della fotografia dentale una premessa è d’obbligo: per fotografia si intende “leggere la luce”; però aggiungendo a questa prima definizione “sapendola gestire a proprio modo”.
Entriamo nel vivodella fotografia in laboratorio odontotecnico Detto questo, si intuisce già che il problema principale nella fotografia è quello di saper leggere e gestire la luce, che sia essa naturale o artificiale, cercando di avere una illuminazione corretta per ogni fase lavorativa, quindi creando le cosiddette foto ripetibili, pur facendone un uso creativo come quando, ad esempio, si vuole enfatizzare un lavoro particolarmente ben riuscito. La fotografia digitale rispetto a quella analogica, paradossalmente ha creato anche molti problemi e per certi aspetti una maggiore confusione, in quanto nella fotografia analogica dentale, anche se poco praticata, esistevano pochi strumenti che potevano essere utilizzati ed erano universalmente riconosciuti per il loro uso (Figg. 2a e 2b).
Fig. 2a: Yashica Dental Eye II (1985)Fig. 2b: Canon F1 con Flash Canon Macrolite ML-1
Ora con il digitale ci muoviamo in un mondo sempre più vasto, in cui però le case costruttrici di fotocamere ed accessori, a mio avviso, non hanno adeguatamente supportato il settore dentale. La “corsa all’aumento dei megapixel” che ha impegnato i principali produttori, ha creato un immenso parco macchine dove con frequenza annuale se non addirittura semestrale, viene proposta una nuova macchina con megapixel in numero sempre maggiore, dando a volte l’illusione che solo questo dato possa determinare il valore del fotografo. A tal proposito voglio precisare che la fotografia ha dei concetti fondamentali che vanno oltre la marca di fotocamera usata, quindi ne consegue che qualunque fotocamera si utilizzi e qualunque sia la sua marca l’importante è avere ben in mente i fondamenti della fotografia. Non tutti gli odontotecnici e gli odontoiatri sono relatori in corsi o conferenze, quindi non tutti avranno necessità di servirsi di foto da utilizzare per presentazioni didattiche, ma ciò non toglie che si possono creare slide e presentazioni che potranno dare maggiore risalto all’aspetto pubblicitario del proprio lavoro. Ma facciamo chiarezza su questo punto: presentare un caso su un monitor di computer o anche su una TV di 40 – 50” ha una valenza, mentre farlo su uno schermo gigante utilizzando ad esempio un proiettore in una sala conferenze ne ha un’altra. Quindi se si devono documentare i propri casi per archivio ed eventualmente per pubblicità su social network potrebbe bastare un’ attrezzatura non necessariamente di ultima generazione, mentre invece se bisogna presentare la documentazione fotografica in corsi di formazione o conferenze è sicuramente più vantaggioso dotarsi di mezzi di ultima generazione, in modo da poter ottimizzare la qualità degli scatti.
Profondità di camponella fotografia in laboratorio odontotecnico In questa sede non mi dilungherò volutamente su tecnicismi più o meno utili in quanto sono tanti e troppi gli aspetti da valutare, ma c’è un dato tecnico che non può essere sottaciuto, tanto più che in ambito dentale, cioè la profondità di campo che, negli scatti da protocollo, deve essere sempre la massima possibile. Per profondità di campo si intende “la zona in cui gli oggetti nell’immagine appaiono ancora nitidi e sufficientemente focalizzati”, (fig. 3) quindi in presenza di bassa profondità di campo avremo il cosiddetto “sfocamento dell’immagine”, mentre al contrario (con maggiore profondità di campo) il soggetto fotografato sarà totalmente a fuoco.
Fig. 3: Esempio di Profondità di campo
Questo aspetto è talmente importante nella fotografia dentale, sia essa odontoiatrica che odontotecnica, che si sente spesso parlare di “scattare in modalità a priorità di profondità di campo”. Per protocollo o comunque per avere una corretta documentazione scientifica c’è bisogno di avere tutto il soggetto a fuoco, quindi è necessaria una profondità di campo elevata. Essa è influenzata da tre fattori:
1. Apertura di diaframma: più il diaframma è chiuso maggiore sarà la profondità di campo; (figg. 5a – 5b – 5c – 5d – 5e – 5f).
Fig. 5a: Diaframma f2.8 Fig. 5b: Diaframma f9 Figura 5c: Diaframma f32Fig. 5d: Diaframma f2.8 Odt. Luigi CiccarelliFig. 5d: Diaframma f9 Odt. Luigi CiccarelliFig. 5d: Diaframma f32 Odt. Luigi Ciccarelli
2. Lunghezza focale dell’obiettivo: più la lunghezza focale è elevata minore sarà la profondità di campo (es. un obiettivo con lunghezza focale 50 mm avrà una maggiore profondità di campo rispetto ad uno con lunghezza focale 105 mm) (Fig. 6)
Fig. 6: obiettivo 50mm (a sinistra) e obiettivo 105mm macro
3. Distanza dal soggetto: più ci allontaniamo dal soggetto maggiore sarà la profondità di campo(Fig. 7)
Fig. 7: Immagine di esempio del cambio di profondità di campo in base alla distanza dal soggetto
Tutto questo fa capire che cercare di trovare un giusto compromesso tra i lati negativi che influenzano la profondità di campo, nell’ambito dentale, cioè la distanza ravvicinata del soggetto e l’obiettivo con una lunghezza focale elevata non è di facile gestione. In tutti i casi e in tutte le situazioni in cui ci troveremo ad affrontare questo problema potremo ricorrere all’aiuto che potrà fornirci l’illuminazione, la quale potrà, se usata in modo corretto, enfatizzare efficacemente i particolari dei soggetti fotografati. In questo caso posso asserire che si può fotografare un lavoro particolarmente ben fatto in modo negativo e quindi rovinarlo, ma al contrario è possibile fotografare in modo perfetto ed enfatico un lavoro mal riuscito e avere dei risultati ottimi. La fotografia in laboratorio ha un vantaggio: il soggetto inanimato che usando un box (anche artigianale) ben costruito potrà ricevere una luce omogenea e ben studiata (Figg. 8a e 8b).
Fig.8a: illustrazione di un box creato con un cubo di compensato e con uno sfondo bianco
Fig.8b: illustrazione di un box creato con un cartoncino Bristol bianco messo a cupola su un banco da lavoro
In questo caso, però, assume una notevole importanza l’uso e la gestione dell’illuminazione al suo interno. Potremo utilizzare luci di diverse caratteristiche: continue, flash, dirette o diffuse. Usando unaluce diffusa il soggetto verrà colpito da una luce molto omogenea e morbida e avrà un addolcimento della colorazione mentre fotografando con una luce diretta sul soggetto esso potrà avere un contrasto di colore maggiore. Non è possibile, secondo me, utilizzare una unica modalità di gestione della luce, ma sarà necessario utilizzare luci che possono variare la potenza e la posizione, per poi, attraverso varie prove, arrivare a previsualizzare la fotografia e la sua relativa luce ancor prima di scattarla. Nell’uso del box è poi importante anche lo sfondo da utilizzare, in quanto esso influenzerà non poco il risultato finale della foto. Uno sfondo bianco, nero o grigio potrebbe essere considerato neutro in quanto non crea sul soggetto fastidiosi riflessi di colore, ma il bianco potrebbe avere anche un altro compito molto importante: riflettere la luce creando l’effetto di una “scatola immersa nella luce”, detta comunemente Lightbox. Quando si fotografano particolari di metallo o soggetti molto riflettenti è il caso di usare uno sfondo bianco in quanto il soggetto fungerà da specchio e uno sfondo nero o di altro colore sarebbe visibile al suo interno. Scattare all’interno di un box, inoltre, è importante per ottenere una luce uniforme su tutto il soggetto, specialmente sui bordi e sui contorni, tanto da farlo apparire “staccato nettamente dallo sfondo” in modo da renderlo “scontornabile” dopo lo scatto. Scontornare significa eliminare lo sfondo dalla fotografia, e questa operazione risulterà tanto più semplice e veloce quanto più la foto sarà stata ben fatta e gestita, infatti utilizzando un software di fotoritocco si evidenzierà lo sfondo rendendolo di un colore unico (es. nero), poi si trasporterà il tutto su un programma di presentazioni come ad esempio Microsoft Office Power Point o Apple Keynote, che attraverso i comandi ‘Imposta Colore Trasparente’ per il primo e ‘Alfa’ per il secondo, renderà lo sfondo trasparente.
fig 9a: immagine importata in un programma di presentazioni senza scontornare – Odt. Ciro Simonettifig 9b: immagine importata in un programma di presentazioni usando il comando per scontornare – Odt. Ciro Simonetti
Certamente la fotografia in laboratorio per il neofita sarà complicata e comunque necessiterà di tempo prima che possa dare dei risultati accettabili, ma questo non dovrà scoraggiare più di tanto perché, richiamando una celebre frase di Thomas Edison che recita: “Non mi scoraggio perché ogni tentativo sbagliato è un altro passo avanti”, scattando con attenzione e cercando ad ogni scatto di trovare nuove idee per ottenere immagini sempre migliori, si potrà trasformare il timore iniziale nel piacere della scoperta di un mondo nuovo che potrà sicuramente riservare delle sorprese molto entusiasmanti.
Ringraziamenti: Si ringrazia il Dr. Alessio Casucci e l’Odt. Alessandro Ielasi per il loro continuo appoggio. L’Odt. Luigi Ciccarelli, l’Odt. Ciro Simonetti e la Merz Dental per avermi dato la possibilità di fotografare lavori e denti.
Il sistema AutoFocus è stato migliorato ed ha avuto un aumento dei punti di messa a fuoco a 61 con possibilità di scegliere il punto singolo.
Sono stati migliorati anche i comportamenti in scarsa luminosità.
Il sensore è un Full Frame da 18,1 MegaPixel con possibilità di acquisizione video in Full HD 1080p.
La sensibilità ISO può essere impostata in modo automatico o con una estensione che va da 50 a 204.800.
La velocità di scatto a raffica è di 12 fotogrammi al secondo in formato RAW e 14 in formato JPG.
Si può utilizzare la fotocamera con uno scatto remoto wireless, opzionale (Canon WFT-E6A), consentendo ad un dispositivo esterno di controllare la fotocamera in remoto. Il dispositivo Canon WFT-E6A consente anche, attraverso segnale Bluetooth, di incorporare dati GPS nel file.
Come tutte le fotocamere reflex digitali professionali di Canon anche la EOS 1D X ha il corpo interamente tropicalizzato.
Caratteristiche: Sensore: Full Frame 18,1 MegaPixel Sensibilità ISO: da 50 a 204800 (possibilità di ISO Auto) Velocità di scatto: da 30sec a 1/8000 File: RAW e JPG – Video in Full HD 1080p Flash non incorporato Schermo da 3,2 pollici Mirino ottico con copertura del 100% Memoria due alloggiamenti Compact Flash Batteria ricaricabile Corpo tropicalizzato Dimensioni: (LxAxP): 158x164x83mm – Peso: 1545g
La Nikon D2H è una reflex digitale professionale presentata dalla Nikon il 22 Luglio 2003 in produzione fino al 2005. La Nikon D2H è equipaggiata da un sensore in formato DX da 4.1 MegaPixel ottimizzato per lo sport e le riprese in cui era necessario una velocità di scatto al secondo elevata. Il corpo era tropicalizzato e quindi poteva resistere alle più rigide temperature e intemperie.
Fotografare la luna potrebbe sembrare complicato ma non così come sembra. Come ogni cosa, in fotografia, è possibile arrivare a buoni risultati anche con spese non troppo elevate. Certo se vogliamo fotografare la luna tanto da vedere tutti i particolari dobbiamo necessariamente avere una fotocamera e un obiettivo professionali. Non mi dilungo, volutamente, sul darvi consigli sulle giuste ore in cui fotografare e dirvi (una cosa scontata secondo me) che bisogna fotografe la luna con il cielo sereno. Quindi passo direttamente all’aspetto tecnico e i consigli sul campo.
Scelta della fotocamera Nella fotografia “da lontano” abbiamo bisogno di avvicinarci più possibile al soggetto. In questo caso, per fotografare la luna, ci sarebbe bisogno di un telescopio con attacco (opzionale) per una fotocamera. Ma guardiamo anche gli aspetti pratici per chi non ha competenze “astronomiche” e chi ha un budget non troppo elevato. In fotografia digitale c’è un discorso da fare su che cosa è il fattore di crop e di come ci può venire in aiuto in questo tipo di fotografia.
Fattore di Crop Esistono due tipi di sensori, per uso generico, quelli Full Frame (pieno formato) e quelli APS-C (un po più piccolo). Se montiamo un obiettivo da 50mm su una fotocamera Full Frame avremo un angolo di campo di 47°. Se invece lo stesso obiettivo lo montiamo su una fotocamera con sensore APS-C dovremo moltiplicare alla lunghezza focale con un valore (dichiarato dalla casa madre) chiamato “fattore di Crop”. Quindi, facendo un esempio con Nikon, se montassimo un obiettivo 50mm su una APS-C dovremo moltiplicare 1,5 (fattore di crop della Nikon) a 50mm quindi diventerà 75mm e l’angolo di campo invece di 47° diventerà intorno ai 30°. Nella pratica avremo semplicemente un avvicinamento al soggetto. Questo concetto è particolarmente importante nella scelta degli obiettivi perché se vogliamo scattare panorami dobbiamo sapere che se acquisto un 18mm e ho una APS-C sarà 27mm.
Nel caso della fotografia alla luna ci aiuta molto il fattore di crop in quanto se montiamo un obiettivo che ha una lunghezza di 200mm, per il sensore Full Frame, con il fattore di crop arriviamo ad avere una lunghezza focale di 300mm. Inoltre questo aspetto ci permette anche di risparmiare sull’acquisto della fotocamera in quanto quelle con sensore APS-C sono più economiche delle Full Frame.
Obiettivo La scelta dell’obiettivo nella fotografia alla luna è molto semplice infatti cadrà sui teleobiettivi. Infatti i teleobiettivi hanno una lunghezza focale (la distanza tra il centro ottico dell’obiettivo e il materiale fotosensibile) che va oltre i 60mm. Esistono anche due tipi categorie, gli obiettivi a focale fissa e a focale variabili (chiamati zoom). Quelli a focale fissa hanno una grande qualità costruttiva e sono utilizzati di solito da professionisti anche perché hanno dei prezzi molto elevati. Comunque che sia zoom o fisso l’importante è che sia una lunghezza focale oltre i 100mm.
Diaframma Il diaframma da utilizzare per fotografare la luna è di apertura media che va da f8 a f11. Si sceglie questo tipo dio diaframma perché ciò cerca di avere la qualità massima di immagine così da evitare il difetto chiamato diffrazione (di cui vi parlo in questo articolo).
Tempo di scatto In questo caso non possiamo scegliere un tempo prima di scattare ma dobbiamo affidarci all’esposimetro (vi parlo dell’esposimetro approfonditamente in questo articolo). L’esposimetro e la sua lettura deve essere impostata in Spot (cioè che legge la luce nel punto di messa a fuoco che abbiamo scelto). Così facendo la fotocamera vi farà impostare un tempo di scatto relativamente veloce in quanto la luna è abbastanza luminosa.
Sensibilità ISO Il cielo notturno è nero giusto? E allora perché fotografarlo con un colore diverso? O con un fastidioso disturbo chiamato “rumore digitale”? Allora in questo caso si utilizzerà la sensibilità ISO minore disponibile sulla fotocamera così da avere una buona qualità. Per un approfondimento alla sensibilità ISO potrete andare su questo articolo.
Il formato del file è sicuramente preferibile che sia RAW così da poter avere molte possibilità di post produzione senza perdere qualità. Per fotografare la luna abbiamo necessità di utilizzare un buon treppiedi anche perché utilizzando i teleobiettivi tutto si fa abbastanza “pesante”. Come si fa a scegliere un treppiedi di buona qualità? Sembrerà una riposta stupida ma non lo è. Un buon treppiedi non deve essere troppo leggero perché ha bisogno di stabilità. Questo aspetto è tanto importante che i treppiedi (di buona qualità) hanno un gancio al centro in basso alla colonna centrale per poter mettere un peso per rendere il tutto più stabile. Sarebbe buona norma utilizzare uno scatto remoto così da evitare vibrazioni in fase di scatto, che con focali molto elevate si nota molto di più. Oppure se non abbiamo la possibilità di uno scatto remoto potremo utilizzare il timer della fotocamera così da far stabilizzare la fotocamera prima dello scatto. Concludendo dico semplicemente una cosa che ho sempre pensato: “Non esiste limite alla immaginazione …. Ma bisogna avere delle conoscenze tecniche che possano permetterci di andare oltre”.
Se avete bisogno di qualche consiglio sugli acquisti potrete visistare questo articolo.
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La fotografia odontotecnica può essere considerata a tutti gli effetti una foto still life (natura morta) cioè a soggetti non animati. Questo tipo di fotografia ha bisogno di box in cui posizionare il soggetto e diversi sfondi. Un Light Box, comunemente chiamato box, è formato da una “scatola” con pareti che riflettono la luce sul soggetto. Ci sono due doversi tipi di Box: con pareti bianche o argentate e con pareti di un materiale simile alla stoffa di colore bianco latte. I primi possono essere utilizzati con una luce direzionata sulle pareti, così da colpire il soggetto in modo uniforme e diffuso, mentre nei secondi i flash possono essere posizionati all’esterno delle pareti e direzionati verso il soggetto così da avere una luce diretta/diffusa. Nella foto odontotecnica ci possono essere diversi modi diversi di gestione della luce, nello still life, ma non posso dire quale sia il migliore. Io personalemente utilizzo il primo sistema che secondo me dona una migliore qualità al soggetto ed è di più facile utilizzo.
Fotocamere Reflex APS – C consigliate per la fotografia macro dentale:
Una qualunque tra la serie Nikon D7000 (D7000 – D7100 – D7200) per chi desidera una qualità di immagine elevata certamente si dovrà orientare su quella che ha il numero più elevato.
Per la fotografia dentale vanno più che bene fotocamere con sensore APS-C (non formato pieno quindi con la dimensione del sensore più piccola del Full Frame cioè dei famosi 35mm, il sensore sarà trattato in un articolo dedicato dove spiegherò meglio la differenza fra i due tipi di sensori).
Fotocamere Reflex Full Frame – Consigliate per la fotografia dentale
Obiettivi per reflex Nikon per fotografia dentale:
Nikon 85mm f2.8 micro VR DX: https://amzn.to/46bK3Mq(attenzione questo obiettivo come tutti quelli con la dicitura DX è compatibile con fotocamere con sensore APS-C come quelle della serie Nikon D7000 ma se viene montato su sistemi FX quindi fotocamere con sensore Full Frame ci sarà un taglio dell’angolo di campo, funzionerà lo stesso ma bisognerà stare attenti al mirino e all’angolo di campo inquadrato in fase di ripresa).
Nikon Kit R1 (Kit formato da due flash gemellari wireless Nikon SBR-200, un anello adattatore per montaggio su obiettivo e diversi tipi di accessori): https://amzn.to/3sxD1nj
Nikon Kit R1 C1 (Kit formato da un commander Nikon SU 800, due flash gemellari wireless Nikon SBR-200, un anello adattatore per montaggio su obiettivo e diversi tipi di accessori): https://amzn.to/3FYuCwc
Sistema di flash molto simile a quello Nikon ma di marca Meike modello Meike MK-MT24: https://amzn.to/3LTxIo7
Sistema di flash simile a quello Nikon Godox MF12non è fornito di commander che è l’oggetto immediatamente sotto a questo (le batterie sono ricaricabili integrate all’interno dei flash)https://amzn.to/479chsv
Cammonder per flash macro Godox Xpro-N TTL compatibile con Nikon (senza questo commander i flash macro Godox non possono dialogare con la fotocamera quindi è necessario): https://amzn.to/3FUTeWR
Box per “still life” per fotografare modelli, articolatori o qualunque soggetto nella routine quotidiana.
Box fotografico Havox 60x60x60 (molto ampio se si ha bisogno di molto spazio operativo): https://amzn.to/3SWNP9e
Box fotografico Havox 40x40x40 (una dimensione giusta per ogni tipo di fotografia in laboratorio): https://amzn.to/3sNt1qf
Box fotografico Puluz 30x30x30 (molto piccolo se non si ha molto spazio): https://amzn.to/3QZgoAx
Box Fotografico Duclus 25x25x25 (molto piccolo se non si ha molto spazio): https://amzn.to/47rRIYc
Per post produzione si intende: operare una serie di tecniche mirate al recupero integrale di un’immagine. La post produzione in ambito medico non è eticamente giusta, ma a volte si può esagerare volontariamente per poter visualizzare alcuni particolari o dettagli che altrimenti non sarebbero visibili. La foto post prodotta, in questo caso, può esaltare particolari del materiale dentale che possono aiutare a mappare più correttamente i denti per avere una maggiore comunicazione con l’odontotecnico.
Utilizzando i flash gemellari con uno strumento chiamato “Bouncer” la luce arriva al soggetto in modo diffuso. Questa tecnica permette di evidenziare maggiormente le caratteristiche, le caratterizzazioni e le forme dei denti così da avere una maggiore e giusta documentazione.