Diane Arbus

Diane Arbus

Diane Arbus nasce a New York il 4 Marzo del 1923 e muore nel 1971. Gli Arbus erano una ricca famiglia ebrea proprietari di una catena di grandi magazzini nella Quinta strada a New York.
Diane incontra a 14 anni il suo futuro marito Allan. Suo marito diventa fotografo dell’esercito americano durante la Seconda Guerra Mondiale. Diane riceve la sua prima fotocamera (una Graphex) a 18 anni quando si sono sposati come regalo di nozze.

All’inizio Diane fa da assistente a suo marito ma poi studia attentamente la fotografia e i grandi fotografi dell’epoca e si cerca una sua personale posizione sulla fotografia.


Nel periodo dopo la metà degli anna ’60 conosce Stenley Kubrick e lui la omaggia nel film “Shining” con le gemelle Grady ispirandosi alla famosa fotografia “Identical Twins, Roselle, New Jersey” scattata da lei nel 1967.

Nella sua carriera in solitaria, i rapporti con il marito si inclinano con il tempo, vede un film “Freaks” di Tod Browing che diventa per lei una rivelazione.
Nel 1960 fa la sua prima pubblicazione “The Vertical Journey” formata da sei foto pubblicate dalla rivista “Esquire”. Nel 1965 il Moma presenta una mostra di sue fotografie dal titolo “Acquisizioni recenti”. La vita professionale di Diane, purtroppo, è accompagnata da tante critiche anche dai modelli che devono essere da lei fotografati su commissione, questa cosa la segnerà per tutta la vita ma non la farà fermare.

Analizzando la sua vita devo fare una considerazione personale: credo sia stata una donna con un grande e forte carattere tanto da combattere, nella sua mente, le avversità e le critiche.

In questa pagina ancora in costruzione troverete le più famose fotografie di Diane Arbus.

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Percorso della luce in fotografia

Storia della fotografia generale e medica

La storia della fotografia è molto vasta ma cercherò di riassumere le più importanti fasi che hanno portato allo sviluppo sia della fotografia generale che medica.

La fotografia anagraficamente nasce il 9 Luglio del 1839 quando Dagherre, con il matematico e astronomo Arago, presenta la sua invenzione, una fotocamera (chiamata poi Dagherrotype).
Questo sistema era formato da lastre di rame su cui era applicato elettroliticamente uno strato di argento sensibilizzato alla luce con vapori di iodio, è quindi così si riesce a fissare su un supporto fotosensibile una immagine.

Ma in realtà, se vogliamo dirla tutta, l’invenzione della fotografia è di Leonardo che attraverso la sua Camera Obscura (spiegata nel Codice Atlantico tra il 1502 e il 1515) permetteva agli artisti dell’epoca di fare degli schizzi di quello che si vedeva con molta accuratezza. Essa era composta, semplicemente, da una “stanza” stagna in cui su una parete era praticato un foro (foro stenopeico) che rifletteva sulla parete opposta un’immagine, di quello che si vedeva capovolta, su cui gli artisti effettuavano gli schizzi e misurazioni geometriche. Essa non è solo utilizzata come scopi artistici ma anche ingegneristici e geometrici. In seguito si riuscì a rendere “portatile” la Camera Obscura così da dare la possibilità agli artisti, e a chiunque ne facesse uso, di portarla nei posti in cui sarebbe servita.

La camera obscura è stata utilizzata in pittura. Uno dei più noti artisti che l’ha utulizzata è il Canaletto che portava con se a Venezia la sua camera obscura portatile facendo schizzi e prendendo misurazioni geometriche dei canali e dei palazzi.

La Camera Obscura aveva dato un grande vantaggio agli artisti ma non aveva risolto un grosso problema quello di poter impressionare la scena e fissare un’immagine su di un supporto. Questo poi è stato risolto prima da Niépce (socio di Daguerre) che tra il 1820 e il 1830ca che ha creato delle eliografie di cui la prima era un’immagine dalla finestra di casa sua che con un tempo di posa lunghissimo (8 ore) riuscendo ad impressionare su una piastra di stagno quello che si vedeva al di fuori.

Quindi Niepce riesce a fare quello che da quando Leonardo inventa la Camera Obscura si cerca, il rendere visibile e stabile quello che l’operatore vede. Possiamo dire che Niepce è il vero creatore del fissaggio su un supporto stabile e duraturo di un’immagine: questo supporto erano delle lastre di peltro emulsionate con il bitume di Giudea (dotato di una gran capacità di annerimento).
Purtroppo però Niepce morì poco dopo e quindi Daguerre dovette proseguire gli esperimenti da solo ma riesce comunque a brevettare la loro idea diventando il padre della fotografia. La sua prima fotografia è un dagherrotipo fatto dalla finestra della sua abitazione a Parigi.

Il daguerrotipo è un processo che fornisce un’unica copia positiva, non riproducibile, su supporto in argento o rame argentato, precedentemente sensibilizzato in camera oscura, mediante esposizione ai vapori di iodio.

Dal momento in cui Daguerre brevetta il suo sistema si vedono le prime sperimentazioni in cui si iniziava a capire la vera natura di questo strumento: il documentare la realtà con le immagini.

Nel 1840 A.F. Donné iniziò a fotografare all’ospedale Charité di Parigi delle sezioni di ossa e denti facendo dei dagherrotipi attraverso un microscopio. Successivamente nel 1855 il Dr. Gurdon Buck si affidò alla fotografia per poter documentare (alcuni soldati colpiti al volto durante la guerra civile americana) lo sviluppo delle sue operazioni di chirurgia plastica.

Ecco che in quel momento la medicina capisce quale sia l’uso più giusto della fotografia in questo ambito: studio del paziente e documentazione. Quindi la storia della fotografia generale e medica iniziano a fondersi. Durante il passare di questi anni di grande cambiamento tecnologico la storia fa incontrare il mondo della fotografia con quello scientifico / medico e quest’ultimo che ha dovuto chiedere aiuto ai primi, difatti nel 1847 il Dr. James Inglis chiese aiuto a Hill e Adamson, due pionieri della fotografia e in particolare della calotipia, per fare un calotipo di una donna con grande gozzo.


Il calotipo è un procedimento inventato da H. F. Talbot che permette, attraverso un negativo, la stampa di più copie di una stessa immagine.
Nel 1840 Talbot aveva fatto molti progressi, tanto da ridurre il tempo di esposizione a circa otto secondi. Brevettò questo procedimento con il nome di “calotipia”. Il calotipo rispetto al Dagherrotipo aveva una qualità di immagine più bassa e una minore nitidezza, questa differenza aveva innescato una vera battaglia tra la nitidezza e la granulosità pittorica che aveva questo procedimento.

Nel 1902, negli Stati Uniti, viene prodotta la prima fotocamera reflex chiamata Graflex. Una fotocamera reflex monobiettivo solida, robusta e maneggevole progettata per essere usata dai fotoreporter a mano libera considerata per oltre un ventennio la migliore fotocamera al mondo.

Ma nel 1913 avviene una svolta epocale, la creazione delle pellicole 35mm (24x36mm). Le pellicole utilizzate fino a quel momento erano di 18x24mm non abbastanza larghe per la produzione di buone fotografie. Barnack capo produzione della Leica decise di raddoppiare le dimensioni della pellicola fino a 24x36mm ruotandola in orizzontale. Così nasce la pellicola che è diventata lo standard per la fotografia amatoriale, dilettantistica e anche per applicazioni professionali.

Il vero salto verso la fotografia medica avviene nel 1952 quando Lester Dine inventa il flash anulare, un particolare tipo di illuminatore elettronico con forma di anello che posto davanti all’obiettivo poteva illuminare correttamente e con una luce uniforme piccoli soggetti. Credo che il 1952 con la creazione del flash anulare possa stabilire il punto esatto in cui la storia della fotografia generale e medica si inglobano completamente. La sua forma e funzione era perfetta per la foto chirurgica e in qualunque altro tipo di documentazione medica dove era impossibile far entrare una potente luce che potesse creare una giusta immagine.

A supporto dell’importanza della fotografia in medicina nel 1955 durante un congresso Sir. Harold Gillies (chirurgo plastico esperto in chirurgia facciale) dichiarò che il più grande progresso in medicina plastica era l’uso della fotografia nelle applicazioni mediche.

Il formato della pellicola 35mm è rimasto uno standard per oltre 70 anni fino a quando nel 1975 un ricercatore della Kodak, Steven Sasson, inizia a lavorare al primo sensore fotografico digitale. Il primo prototipo di fotocamera con sensore digitale CCD produceva un’immagine ad una risoluzione di 0,01 Megapixel e i dati venivano registrati su un supporto magnetico (una cassetta). Il sensore CCD catturava la luce in due dimensioni e poi la trasformava in segnale elettronico. Nel 1978 viene rilasciato il brevetto per questo tipo di sensore. Volutamente non mi dilungo su quale sia il significato di CCD su questo articolo perchè sarò trattato più approfonditamente.


L’informatica aveva preso ormai piede nel mondo e infatti nel 1987 viene creata la prima versione del software Photoshop chiamata Display che era semplicemente un visualizzatore di immagini in bianco e nero su schermi in scala di grigio. Nel 1990 Display viene acquisito dalla Adobe ed è così che nasce la prima versione del software più famoso al mondo per la modifica delle immagini digitali Photoshop.

Nel 1991 viene prodotta la prima reflex con sensore digitale dalla Kodak chiamata DCS 100 destinata principalmente al fotogiornalismo.

La DCS-100 era stata sviluppata su un corpo della Nikon F3 aveva una risoluzione di 1,3 Megapixel essa viene fornita con una unità di archiviazione esterna chiama DSU (Digital Storage Unit) per conservare le immagini e dove si alloggiavano anche le batterie, conteneva un disco rigido da 200Mb e poteva contenere 156 immagini in formato grezzo (RAW) e 600 in Jpg con una scheda accessoria per la comprensione dei file venduta come accessorio.
La continua evoluzione della tecnologia e dei processi produttivi hanno reso poi possibile commercializzare fotocamere digitali con sensori sempre più potenti e di qualità a costi contenuti tanto che adesso non è più possibile parlare di differenza tra una fotografia analogica ed una digitale.

Analizzando l’evoluzione della fotografia da quando nel 1400 Leonardo studia la luce e crea la Camera Obscura, passando poi ai primi pionieri della fotografia e arrivando ad oggi con il sensore digitale, possiamo affermare che in realtà, al di la della tecnologia in uso, la fotografia non è mai cambiata. Leonardo fa un foro su una parete che proietta un’immagine sulla parete opposta, Daghere inventa una fotocamera con un sistema di lenti che fa passare la luce arrivando ad una lastra che impressionandosi crea una immagine poi vengono create pellicole che hanno lo stesso uso delle lastre fino ad arrivare ai sensori digitali. Quindi la luce fa sempre lo stesso percorso ma si troverà poi un sensore che trasformerà un segnale analogico (la luce) in uno digitale (un file informatico), quindi da Leonardo ad ora il concetto è sempre lo stesso

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Storia della Nikon

Nikon

Dalla nascita al 1948

Nata nel 1917 (precisamente il 25 Luglio 1917) come industria ottica per la produzione di binocoli e sistemi ottici, anche per la Marina Imperiale Giapponese. Si è evoluta e nei decenni successivi iniziando a produrre fotocamere, prima a telemetro e poi reflex. Inizialmente il suo nome era Nippon Kogaku Kogyo dall’unione di tre società del settore ottico.
Nel 1932 nasce il nome Nikkor per la produzione di obiettivi per fotocamere. Il nome Nikkor deriva dalla contrazione giapponese del nome originario della casa “Nippon Kogaku Kogyo Kobushikigaisha” con l’aggiunta di una “R” finale.
Dal 1934 al 1946, Nikon è il fornitore ufficiale, di obiettivi e tecnologia, della neonata Seiki Kogaku Kenkyusho, azienda che in futuro cambierà nome in Canon.
Durante la Seconda Guerra Mondiale la Nippon Kogaku (che significa ottica giapponese) produceva binocoli, periscopi e altre strumentazioni ottiche per l’Esercito Giapponese, Arrivò ad avere 19 stabilimenti industriali e 23000 dipendenti. Dopo la fine della guerra, la società torno ad usi civili, riducendo i dipendenti a 1400.
Nel 1946 nasce il vero nome Nikon basandosi sull’unione di “Nippon Kogaku” e “Ikon”, e il suo significato è semplicemente “Giappone”.
La Nikon I, una fotocamera a telemetro prodotta nel 1948 e venduta in 739 esemplari. Il primo esemplare porta il numero di serie 6091 chiamata “Mother One”. La Nikon I è una fotocamera a telemetro di impostazione Contax con innesto obiettivi con passo a vite 39×1, ed è la pima di una fortunata serie di macchine a telemetro di Nikon commercializzate fino al 1960.

Nikon I – 1948

Dal 1948 al 1959

Nel 1952 nasce una rivista per appassionati e utilizzatori di Nikon “Nikkor Club” che promuove la cultura della fotografia. Nikon Optical Co. è il nome della prima sede statunitense della casa Giapponese creata nel 1953.
Nel 1959 nasce la Nikon F, una fotocamera talmente solida da risultare quasi indistruttibile, restata in produzione fino al 1973. Si è subito affermata come uno dei più completi sistemi fotografici dell’epoca, caratterizzato da ottiche e mirini intercambiabili. È stata la prima reflex ad essere dotata di un opzionale motore elettrico per l’avanzamento della pellicola. Nella sua storia, Nikon, ha fornito fotocamere a professionisti di fama mondiale, dai report ai fotoreporter di guerra, guadagnandosi una fama di affidabilità e qualità.

Nikon F – 1959

Insieme alla Nikon F, nel 1959, nasce anche il sistema di ottiche F-Mount che ancora oggi è utilizzato anche sulle più recenti reflex digitali.

La Nikon ha un primato utilizzare obiettivi anche di 50 anni fa su ogni fotocamera da essa prodotta (in alcuni casi con limitazioni dovute all’autofocus). Per molti anni gli obiettivi avevano innesti a vite. Il sistema a baionetta (come il Nikon F – Mount) era molto più veloce e pratico creando un collegamento tra fotocamera e obiettivo (all’inizio solo meccanico). In questo modo l’esposimetro della fotocamera riceveva sia l’informazione dell’apertura massima dell’obiettivo innestato sia quella del diaframma impostato. Questo sistema di innesto di obiettivi è “il più grande sistema di ottiche intercambiabili nella storia della fotografia”.

Innesto F-Mount

Dalla 1963 al 1999

Nel 1963 entra nel catalogo la prima fotocamera Nikon subacquea. La Nikonos è una fotocamera ad ottiche intercambiabili che sopporta una pressione di 6 atmosfere o 50mt di profondità.

Nikonos – 1963

Nel 1968 è fondata nei Paesi Bassi, ad Amsterdam, la Nikon Europe N.V.
Nel 1971 la Nikon fornisce alla NASA, per la missione Apollo 15, una versione spedcaile della Photomic FT. In base alle richieste della NASA, su questa versione, vengono apportate modifiche specifiche e ai materiali, come l’olio lubrificante.

Nikon Photomic ftn – 1971

La F401 è la prima vera reflex autofocus della Nikon presentata a metà del 1987 (sul mercato USA N4004).

Nel 1991 la Kodak produce la prima reflex digitale, la DCS – 100. Si trattava di una Nikon F3 standard con un dorso contenente il sensore da 1,3 MegaPixel, un motore MD – 4 (necessario per riarmare l’otturatore dopo lo scatto) modificato per contenere il convertitore analogico – digitale ed un’unita esterna collegata via cavo denominata DSU (Digital Storage Unit) contenente un hard disk e un display da 4”. Un anno dopo (1992) Kodak introduce la DSC – 200 costituita dal corpo Nikon F-81 e un dorso digitale che, a differenza del modello precedente, incorpora l’hard disk.

Kodak DCS – 100 – 1991 Kodak DSC – 200 – 1992

Dal 1999 ad oggi

Nel 1999 la Nikon presenta D1, la prima reflex SLR digitale progettata in quanto tale, non come rielaborazione di un modello a pellicola, pur integrandosi con i sistemi dei 35mm come le ottiche e gli accessori.
La Nikon D100 (2002) è stata la prima fotocamera reflex di Nikon indirizzata al mercato semi-professionale.
Nella metà del 2011 Nikon introduce sul mercato le prime Mirroless (senza specchio) chiamate Nikon 1 in produzione fino al 2018 quando è annunciato, ufficialmente, che non saranno più prodotte. Questa serie di fotocamere non ha avuto un grande successo ma ha dato il via allo sviluppo di Mirrorless da parte della Nikon, che era un po in ritardo rispetto ai concorrenti.


Da metà del 2018 nascono le Nikon Z, le nuove fotocamere Mirrorless, con sensore Full Frame CMOS da 24,3 MegaPixel e un display da 3,2″ (z6 e Z7).
Con la serie Z la Nikon crea un sistema di fotocamere Mirrorless di grande qualità e sicuramente non indirizzate agli amatori, visto anche i prezzi. Rispetto alle Reflex su queste fotocamere è presente un nuovo sistema di attacco per l’obiettivo chiamato Z-Mount, cha un diametro da 5,5 cm e 1,1 mm in più di quello F-Mount. Un sistema ottico di questo tipo permette maggiori aperture di diaframma e quindi maggiore luminosità degli obiettivi.

Nikon Z6

Nikon Z7

Concludo con una mia personale considerazione: la Nikon è sempre stata protagonista nella storia della fotografia, il sistema F-Mount ne è un esempio, tanto da essere la prima azienda di fotocamere ad avere una compatibilità con gli obiettivi sulle sue fotocamere per più di 50 anni. Per me questa caratteristica è molto importante perché è possibile scegliere tra una miriade di obiettivi, sia originali che universali. L’avvento delle fotocamere “senza specchio” è stata una vera rivoluzione tanto da vedere nei negozi quasi e solo questo tipo di fotocamere.

Non guardo le “senza specchio” in modo negativo ma credo che abbiano ancora dei costi proibitivi per una grandissima fascia di mercato non professionale dove ci sono persone che vorrebbero avere un controllo sulla fotografia, con programmi manuali (che solo delle SLR o Mirrorless possono dare), e che, non essendo professionisti del settore, non hanno dei budget così elevati da riuscire ad acquistare sistemi “senza specchio” che hanno si una qualità molto elevata ma anche dei costi davvero alti.

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