Otturatore

Otturatore

L‘otturatore fotografico è un dispositivo presente in una macchina fotografica che regola il tempo durante il quale la luce può raggiungere il sensore (o la pellicola).

Otturatore Canon EOS R5
Otturatore Canon R5

La sua funzione è fondamentale per determinare la quantità di luce che colpisce il sensore e, di conseguenza, per ottenere una corretta esposizione dell’immagine.

Normalmente l’otturatore è azionato dal pulsante di scatto ed è costruito in modo che da richiudersi automaticamente in un determinato tempo, che regoliamo (se utilizziamo programmi di scatto manuali) prima dello scatto o che la fotocamera regola con programmi di scatto automatici.

Prima di parlare dei vari tipi di otturatore, come spesso mi piace fare, vi racconto un po di storia. Nelle prime fotocamere, come la fotocamera inventata da Dagherre (1839), l’otturatore non era niente altro che la mano dell’operatore. Veniva fornito insieme alla fotocamera un tappo che copriva l’obiettivo e il tempo in cui l’obiettivo era scoperto veniva scelto “ad occhio” dall’operatore. In quel lasso di tempo il materiale fotosensibile si impressionava e veniva a crearsi una immagine. I tempi di apertura dei pionieri erano molto lenti tanto da arrivare a diversi minuti.

Dagherrotype
Dagherrotype – 1939 ca.

Questo fino al 1861 anno in cui viene inventato il primo otturatore sul piano focale che era costituito da una tendina di stoffa e che poteva raggiungere tempi di 1/1000 di secondo. In realtà l’otturatore non era stato subito montato su una fotocamera e questo avviene nel 1883 (su una macchina fotografica di marca Goerz Anschutz). Come sempre cerco di rendere più semplici i concetti e infatti anche in questo caso cercherò di non dilungarmi troppo e di essere semplice.

Prima di parlare dei diversi tipi di otturatore voglio precisare che il tempo di esposizione o di scatto in fotografia è direttamente collegato a questo meccanismo che, come abbiamo detto, regola la quantità di luce che passa dall’obiettivo fino ad arrivare al materiale fotosensibile.


Gli otturatori si dividono in diverse tipologie: otturatore a tendina, otturatore centrale (o a lamelle) e otturatore elettronico.

  • L’otturatore a tendina è utilizzato principalmente sulle fotocamere reflex (sia analogiche che digitali) e sulle mirrorless (come potete vedere nella Gif animata). Questo tipo consiste in due tendine che si muovono verticalmente o orizzontalmente davanti al sensore. La prima tendina si apre per esporre il sensore e la seconda si chiude per terminare l’esposizione.
Otturatore wikipedia
Gif animata presa da Wikipedia al seguente indirizzo: https://it.wikipedia.org/wiki/Otturatore_%28fotografia%29
  • Il secondo (a lamelle) ha una storia più lunga rispetto a quello a tendina. La sua forma ricorda molto quella dei diaframmi nell’obiettivo. Si trova, normalmente, nelle fotocamere a medio formato e in alcune compatte di alta qualità. La sua posizione è all’interno dell’obiettivo e ci sono lamelle che si aprono e si chiudono. I suoi vantaggi sono la velocità e la possibilità di utilizzare il flash a qualunque velocità.
Otturatore centrale a lamelle
  • Invece quello elettronico è presente sulle moderne fotocamere digitali ed utilizza il sensore per attivare e disattivare la cattura della luce. Tutto questo rende le fotocamere silenziose e più durature nel tempo in quanto non ci sono parti in movimento che possono usurarsi.

Infatti quando paliamo di otturatori dobbiamo anche fare i conti con la loro durata in quantità di scatti che possono fare, di solito dichiarati nel manuale (o le specifiche tecniche) delle fotocamere.

In questo articolo non ho parlato del tempo syncro flash perchè ne ho parlato nel mio articolo in cui parlo del tempo di scatto a questo link.

syncro flash sbagliato
Esempio di immagine con tempo di scatto troppo veloce utilizzando il flash

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Autofocus

Autofocus

Ti sei chiesto come funziona l’Autofocus all’interno delle fotocamere? In questo articolo cercherò di spiegarlo, come faccio sempre, più semplicemente possibile.

Intanto spieghiamo che cosa è un sistema Autofocus: è un componente fondamentale delle moderne fotocamere che è progettato per garantire che il soggetto fotografato risulti nitido.


Oggi questo sistema ci sembra tanto familiare da non farci neanche più caso, infatti ogni giorno anche con uno smartphone abbiamo a che fare con la messa a fuoco di un soggetto (sia esso uno che stiamo inquadrando o noi stessi in un selfie). Ma dovete sapere che è una innovazione relativamente recente, risale alla fine degli anni 70 del secolo scorso perché prima la messa a fuoco del soggetto era dipendente dall’occhio del fotografo e quindi era manuale.

Io personalmente utilizzo raramente la messa a fuoco manuale perché ho sempre l’impressione che, per quanto il mirino della fotocamera sia buono e nitido, il mio occhio non sia perfetto. Immaginate un fotografo portatore di occhiali e che ha delle problematiche alla vista riuscirà ad impostare perfettamente le diottrie all’interno del mirino? Se vorrà fotografare con gli occhiali il non avere l’occhio attaccato al mirino potrebbe portare ad una errata visuale della scena inquadrata. Insomma ci sono alcune cose che mi orientano molto di più sull’Autofocus.

L’Autofocus ha due tipi di funzionamento: attivo e passivo.

Il primo lavora, normalmente, in due fasi: misura la distanza dal soggetto e poi regola la messa a fuoco sull’obiettivo. Per misurare la distanza dal soggetto si usano degli ultrasuoni o un raggio laser, vengono “sparati” sul soggetto e la fotocamera calcola la distanza in base al tempo di ritorno. Questo tipo di sistema di Autofocus era utilizzato, di solito, con le prime fotocamere che erano fornite di sistemi di messa a fuoco automatici.

I sistemi moderni sono quasi tutti passivi e funzionano senza necessità di utilizzare energia da inviare al soggetto per conoscere la distanza. Infatti questi sistemi riconoscono la luce riflessa dal soggetto e calcolano la distanza in base a questa riflessione. I

sistemi passivi possono essere a rilevamento di fase e rilevamento di contrasto.

Vi spiego la differenza tra i due sistemi:

AF a rilevamento di fase (Phase Detection AF) è presente nella maggior parte delle reflex digitali (DSLR) e nelle fotocamere mirrorless di fascia alta e utilizza sensori dedicati per misurare la differenza di fase tra due fasci di luce. Il vantaggio di utilizzare una fotocamere che un sistema a rilevamento di fase è che è veloce ed accurato (soprattutto su soggetti in movimento) ed è un ottimo alleato per un autofocus di tipo tracking (cioè che insegue il soggetto in movimento). Come tutto abbiamo dei pregi ma anche dei difetti, il rilevamento di fase può richiedere una calibrazione per evitare problemi ed utilizzarlo al meglio.

AF a rilevamento del contrasto (Contrast Detection AF) è utilizzato principalmente sulle fotocamere mirrorless e su alcune compatte, è basato sull’analisi del contrasto nel sensore d’immagine: la fotocamera regola la messa a fuoco finché il contrasto non è massimo. Il vantaggio i questo sistema è la sua accuratezza e non richiede calibrazioni ma è più lento e meno efficace in condizioni di scarsa illuminazione.

AF ibrido (Hybrid AF) combina il rilevamento di fase e il rilevamento del contrasto per ottenere un sistema più versatile. Presente sulla maggioranza delle fotocamere mirrorless e su alcune compatte avanzate. È molto veloce e preciso in quasi tutte le condizioni ed ottimo anche sui video.

AF con intelligenza artificiale (AI-based AF) è utilizzato su fotocamere di ultima generazione in cui vengono utilizzati algoritmi di deep Learning per riconoscere e seguire volti, occhi, animali, veicoli e altri soggetti. Apprezzato molto nella fotografia sportiva e naturalistica e molto versatile il tutte le condizioni di scatto.

Inoltre vediamo anche il tipo di funzionamento dei sistemi Autofocus:

AF singolo (Single AF o One-Shot AF): ideale per soggetti statici

AF continuo (Continuous AF o AI Servo): adatto per soggetti in movimento

AF automatico (AI Focus): la fotocamera decide automaticamente se utilizzare AF singolo o continuo.

AF Eye Detection: specifico per mettere a fuoco gli occhi, molto popolare nei ritratti.

Ora sta a voi cercare il modo migliore di scattare secondo la vostra abilità e abitudine. Come dico sempre durante i miei corsi di fotografia dentale: “non esiste un modo giusto o un modo sbagliato, tutto va bene basta arrivare al giusto risultato finale, come ci si arriva? Con la conoscenza tecnica di quello che stiamo utilizzando”.

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Post Produzione in fotografia

Post Produzione in fotografia

Per post produzione in fotografia si intende l’utilizzo di software specifici che permettono di modificare la fotografia integralmente o in parte.

La post produzione è il processo di modifica e miglioramento delle immagini digitali dopo lo scatto. È una fase cruciale per molti fotografi, sia professionisti che amatoriali, poiché consente di perfezionare le fotografie, correggere errori e conferire un’estetica unica.

Prima di entrare nel vivo dell’argomento bisogna chiarire una cosa fondamentale, che in molti credono:”Con la post produzione si può fare tutto e quindi una foto mal riuscita può essere integralmente recuperata”. Una corretta post produzione nasce da una corretta fotografia che non ha perdite di informazioni, come il bianco “bruciato” e le zone in ombra completamente nere. Possiamo anche schiarire le ombre e i neri ma quando sono nere non si possono assolutamente recuperare e lo stesso è con le zone di bianco “bruciato”. Inoltre ci sono tre aspetti che non si possono recuperare con la post produzione: sfuocato, mosso e piani (ad esempio se un volto è preso dal basso o dall’alto).

Apriamo una parentesi anche sulla termologia, infatti ci sono due termini che si riferiscono alla post produzione: rifasaggio e ritocco.

Per rifasaggio si intende l’utilizzo di tutti quei strumenti che possono portare una fotografia con una corretta esposizione migliorando le luci, le ombre e tutti i valori che influenzano la qualità dell’esposizione. Quindi questa è un’operazione che non va ad intaccare la realtà dei fatti e soprattutto bisogna dire che è molto difficile che possa esserci una fotografia con valori perfetti e che non ci sia bisogno anche semplicemente di una piccola variazione di luce. Questo procedimento è eticamente possibile ed è sempre effettuato scattando in formato RAW per sviluppare i file in JPG o in qualunque altro formato.

Il temine ritocco invece si riferisce alla modifica vera e propria, operando una serie di tecniche mirate al recupero integrale dell’immagine ad esempio togliere le rughe ad un volto. Questo tipo di post produzione non solo è eticamente non corretto, ma credo, anche non giusto nella fotografia in ambito medico che ha uno scopo ben preciso il documentare la realtà dei fatti e quindi se modifichiamo questa realtà perdiamo totalmente lo scopo documentativo. Sulla fotografia generica il ritocco è praticato ad esempio per cambiare lo sfondo di un soggetto o per scopi artistici vari e finché non va a ledere valori personali non è un negativo farne uso.

I software che possono essere utilizzati per la post produzione in fotografia sono diversi, il più famoso è Adobe Photoshop. Secondo il mio modo di vedere le cose tutti sono validi basta solo imparare ad utilizzarli. Ad esempio chi utilizza sempre Adope Photoshop può trovare difficoltà lavorando con Gimp o altri software e viceversa. Quindi ogni cosa è buona se poi si arriva al risultato finale che si vuole ottenere.

Quindi torniamo ai software che possono essere utilizzati per la post produzione:

Software professionali con licenza d’uso a pagamento:

Post produzione - Adobe Photoshop

Adobe Photoshop: uno dei software più completi e utilizzati per l’editing avanzato di immagini. Offre strumenti di ritocco, manipolazione e grafica digitale.

Adobe Lightroom

Adobe Lightroom: è un ottimo strumento per la lavorazione dei file RAW, grazie a strumenti di correzione del colore, della esposizione e soprattutto del modo di catalogazione che utilizza.

Post Produzione - Capture One

Capture One: prodotto simile ad Adobe Lightroom ed è particolarmente apprezzato per la gestione dei dettagli e dei colori.

Affinity Photo

Affinity Photo: simile ad Adobe Photoshop ma con un prezzo più accessibile. Ha molti strumenti di post produzione avanzati.

Post Produzione - Corel Paint Pro

Corel PaintShop Pro: è un’alternativa più economica ad Adobe Photoshop. Devo aprire una parentesi su questo software. Ho fatto per anni il tecnico informatico, dal 2000 al 2015 anni in cui ho visto l’evoluzione non solo dell’hardware e di internet ma anche dei software in genere. La fotografia è sempre stata una mia passione e i software che permettevano la manipolazione delle immagini mi hanno sempre affascinato. Corel era molto famosa per la sua versione Corel Draw che non solo permetteva di disegnare ma anche la modifica delle immagini. Tutto questo per dire che io ho visto questo software anche ai suoi albori e mi sento di spezzare una lancia al suo valore. Secondo i miei canoni di utilizzo di questo tipo di software non era particolarmente facile ma ricordo che è sempre stato molto lodato da chi era un utilizzatore esperto. Da questo ragionamento nasce la mia idea che “tutto è semplice basta saperlo utilizzare” e soprattutto “non possiamo dire che non ci piace l’insalata se non l’abbiamo mai mangiata” quest’ultima frase la dico sempre a mia figlia quando non vuole mangiare qualcosa :).

Software gratuiti o open source:

Gimp

GIMP (GNU Manipulation Program): una buona alternativa, gratuita, ad Adobe Photoshop con potenti strumenti di fotoritocco e manipolazione delle immagini.

Post produzione - Darktable

Darktable: simile ad Adobe Lightroom ma gratuito. Permette di intervenire sui file RAW gestendoli e editarli.

RawTherapee

RawTherapee: come il nome fa pensare, è un software (gratuito e open source) che è incentrato sulla post-produzioni e l’editing dei file RAW.

Post produzione - PhotoScape X

PhotoScape X: un software facile da usare che permette modifiche sia base che avanzate. Disponibile in versione sia gratuita che Pro e quindi a pagamento.

Fatte tutte queste premesse e dopo aver visto quali sono i tipi di software che possono essere utilizzati in post produzione fotografica, facciamo un esempio di flusso di lavoro (in inglese mi piace di più Workflow :)) di post produzione.

Prima vi faccio un elenco testuale e poi potrete vedere le immagini in un video che mostrano un flusso di lavoro di una immagine in formato RAW. Il flusso di lavoro che vedrete è il mio modo di lavorare (ognuno a mio avviso può creare un flusso di lavoro proprio perché non è detto che quello che faccio io sia la cosa migliore…anzi) utilizzerò un computer MAC e Adobe Photoshop e Adobe Camera RAW.

1. Importazione sul computer della/e foto

2. Apertura fotografia con programma che gestisce file RAW

3. Correzione luminosità generale

4. Bilanciamento del bianco

5. Eventuale aumento del contrasto (differenza tra luci e ombre per avere una fotografia più dinamica)

6. Se c’è bisogno (attenzione a questa modifica in quanto renderebbe molto “finta” l’immagine finale) si può migliorare la nitidezza migliorando così i dettagli

7. Se ci sono imperfezioni (macchie su sensore o cose del genere) andiamo a togliere queste problematiche

8. Salvataggio dell’immagine.

Con questo articolo ho voluto fare una veloce chiacchierata sulla post produzione ma non si fermerà qui, sicuramente più avanti avrò modo di trattare ancora questo argomento così vasto da non poter terminare in un solo articolo.

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D Lighting Attivo

D Lighting Attivo

D Lighting Attivo (Active D-Lighting) è una funzione presente su alcune fotocamere Nikon che aiuta a ottimizzare l’esposizione e la gamma dinamica, specialmente in condizioni di forte contrasto.

Questa funzione permette di preservare dettagli sia nelle zone scure sia in quelle luminose, regolando automaticamente la luminosità e il contrasto dell’immagine. In questo modo, le aree in ombra risultano più visibili e le alte luci meno “bruciate”.

È particolarmente utile per foto in controluce o scene molto contrastate.

Il consiglio che danno i manuali delle fotocamere è che l’utilizzo del D Lighting Attivo funziona in modo ottimale con la misurazione esposimetrica in Matrix.

Questa funzione è attuabile solo nei programmi di scatto P, S e A.

Ecco i livelli di intensità di D Lighting Attivo tra cui solitamente si può scegliere:

Auto: la fotocamera regola automaticamente l’intensità.

Alta, Normale, Bassa: permette di scegliere manualmente il livello di intervento.

Extra Alta: massimizza l’effetto per scene di contrasto molto elevato.

Attivare questa funzione può migliorare l’immagine, ma potrebbe anche aumentare leggermente il rumore nelle aree scure, specialmente in scene con luce scarsa.

Se si cerca un’immagine con colori fedeli alla realtà, o si scattano immagini per documentazione scientifica, il mio consiglio è quello di tenerlo disattivato così da evitare l’alterazione dei colori.

Le fotocamere che hanno il D Lighting Attivo sono:

D3300D3400D3500 (una versione base)
D5100D5200D5300D5500D5600 (diverse opzioni disponibili)
D7000 e D7500 (opzioni più avanzate)
D800D810D850D600D610D750 (opzioni complete)
Tutti i modelli della serie Z: Z5Z6 – Z6 II – Z7Z7 II – Z50 – ZfcZ9 (possono regolare anche l’intensità)

N.b. esiste una impostazione nel menu “ritocco” che si chiama D Lighting ma è una modifica che la fotocamera effettua post scatto mentre il D Lighting Attivo funziona durante la fase di ripresa.

D Lighting Attivo differenza - sito Nikono
Immagini dal sito Nikon

Menu fotocamera Nikon

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Scontornamento con Photoshop

Scontornare con Photoshop

Scontornare con Photoshop - Schermata Adobe Photoshop CC 2021
Schermata Adobe Photoshop CC 2021

Scontornare con Photoshop è un’operazione che fino a qualche anno fa richiedeva sicuramente una dose di conoscenza tecnica abbastanza alta. Nelle ultime versioni di Adobe Photoshop, soprattutto all’arrivo della CC, gli ingegneri della Adobe hanno implementato strumenti di scontornamento sempre più efficaci ed efficienti tanto da avere delle funzioni automatiche che vanno bene per la maggior parte delle immagini, anche quelle più complicate.

Ma ci sono alcune immagini da scontornare con Photoshop che hanno necessariamente bisogno dell’intervento manuale perché l’affidamento agli automatismi diventerebbe ancora più lungo e complicato.

Un esempio di fotografia impegnativa da scontornare con Photoshop è quella che vi mostro nel video di questo articolo.

Per chi non è del mestiere (dentale) dico che questo soggetto si chiama articolatore, a cosa serve? Beh questo non è fondamentale (dovrebbe simulare una bocca con i suoi movimenti) ma l’importante è capire come trattare l’immagine.

La difficoltà di scontornare con Photoshop alcune immagini si crea per diversi motivi:

1 . Sfondo non perfettamente “contrastato” rispetto al soggetto
2. Volto con capelli molto ricci o comunque “invadenti”
3. Non avere eseguito nello scatto la regola: soggetto chiaro sfondo scuro e viceversa
4. Rimuovere un soggetto da uno sfondo e inserirlo in un’altra immagine.

Quello che vi mostro nel mio video è l’esecuzione dello scontornare con Photoshop, un’immagine difficoltosa, in modo “manuale” con l’utilizzo di una tavoletta grafica e l’utilizzo di un unico strumento, il pennello.

Le schermate che vedrete di seguito vi mostreranno la differenza tra le durezze, dello strumento pennello, così da comprendere cosa succede se si sceglie una durezza bassa o alta e valutare il suo uso in base alla vicinanza al soggetto.

Scontornare con Photoshop - Schermata Adobe Photoshop CC 2021: strumento pennello selezionato
Strumento pennello selezionato

Schermata Adobe Photoshop CC 2021: tasto destro e scelta della dimensione e della durezza
Tasto destro e scelta della dimensione e della durezza

Scontornare con Photoshop - Schermata Adobe Photoshop CC 2021: Pennello con durezza 0
Pennello con durezza 0

Schermata Adobe Photoshop CC 2021: Pennello con durezza 50
Pennello con durezza 50

Scontornare con Photoshop - Schermata Adobe Photoshop CC 2021: Pennello con durezza 100
Pennello con durezza 100

Durante lo scontornamento (che vedete nel video) ho cambiato più volte sia la dimensione che la durezza dello strumento pennello in base alla vicinanza dello strumento al soggetto. Se si è molto vicini al soggetto bisogna stareattenti ad utilizzare una durezza sotto il valore 50 perchè si può creare un effetto “troppo morbido” sui bordi del soggetto.

Ho utilizzato una tavoletta grafica della Wacom, anche molto economica, che mi ha permesso di disegnare con il pennello come se lo stessi facendo su carta, se voi siete molto abili con il mouse potreste anche farlo senza acquistare una tavoletta grafica (anche se per me è abbastanza difficile essere così precisi).

Questo procedimento mi porterà a “eliminare” lo sfondo, in realtà lo farò di un unico colore in questo caso bianco, così da poter utilizzare l’immagine così come è oppure importarla su un software di presentazioni come il Keynote ed eliminare lo sfondo con il comando Alfa.

L’eliminazione dello sfondo nei programmi di presentazioni è possibile sia con Microsoft Powerpoint che con Apple Keynote.

Con Microsoft Powerpoint il comando è “Imposta Colore Trasparente” presente cliccando due volte sulla immagine, inserita nella slide, e poi sulla finestra superiore cercare il comando “imposta colore trasparente” e cliccare con il cursore sul colore di sfondo.

Scontornare con Photoshop - Microsoft Powerpoint - comando "imposta colore trasparente"
Microsoft Powerpoint – comando “imposta colore trasparente”

Con Keynote invece basta importare l’immagine nella slide ed utilizzare o il comando Alfa (keynote datati) o il comando “rimuovi sfondo” che ha più o meno la stessa funzione, cliccando sul comando compare un mirino e spostando il cursore sullo sfondo dell’immagine aumentare a piacimento la percentuale.

Apple Keynote - strumento Alfa
Apple Keynote – strumento Alfa

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Mirrorless

Mirrorless

Il termine Mirrorless in se significa “Senza Specchio” e si riferisce ad un tipo di fotocamere che ormai sono lo standard del mercato fotografico moderno.
Le fotocamere mirrorless sono un tipo di fotocamera digitale che non dispone di uno specchio interno, a differenza delle fotocamere reflex. Questo permette alle fotocamere mirrorless di essere più compatte e leggere rispetto alle reflex, mantenendo comunque una qualità dell’immagine molto alta, spesso comparabile o addirittura superiore a quella delle reflex.

Sistema Mirrorless Canon

Caratteristiche principali delle fotocamere mirrorless:
1. Mancanza di specchio e pentaprisma: Le fotocamere mirrorless non hanno uno specchio interno che riflette la luce verso il mirino ottico. Questo consente di ridurre le dimensioni e il peso del corpo macchina.



2. Mirino elettronico (EVF): Al posto del mirino ottico, le mirrorless utilizzano un mirino elettronico o lo schermo LCD per inquadrare l’immagine. Il mirino elettronico offre spesso funzioni avanzate come la visualizzazione dell’istogramma, della profondità di campo e della simulazione dell’esposizione (le mirrorless più economiche di solito non hanno il mirino ma solo lo schermo LCD posteriore).


Sistema Mirrorless


3. Autofocus avanzato: Le mirrorless utilizzano sistemi di autofocus basati sul sensore, che spesso offrono una messa a fuoco rapida e precisa, anche durante la registrazione di video.



4. Compattezza: Senza il bisogno di ospitare lo specchio, le fotocamere mirrorless sono generalmente più compatte e leggere, il che le rende più portatili e comode da trasportare.



5. Ottiche intercambiabili: Come le reflex, le fotocamere mirrorless permettono di cambiare obiettivo, offrendo una vasta gamma di opzioni per diversi tipi di fotografia, dal grandangolo ai teleobiettivi.



6. Qualità dell’immagine: Grazie ai sensori di grande formato (APS-C, full-frame o anche medio formato), questo tipo di fotocamere offrono una qualità dell’immagine elevata, con ottime prestazioni in condizioni di scarsa illuminazione e una buona gamma dinamica.

Meglio una fotocamera Mirrorless o una Reflex?
Ci si trova spesso davanti ad una domanda che nasce spontanea, meglio una fotocamera reflex o una mirrorless?

Quando mi trovo in un tipo di discussione del genere (io sono molto pacifico di solito) non do una mia idea ma dico semplicemente che bisogna guardare il tipo di utilizzo che si dovrà fare.

In questo momento storico il mercato delle fotocamere e le aziende produttrici (che hanno fatto anche ingenti investimenti) hanno virato fortemente verso le fotocamere mirrorless.

Io, sinceramente, sono legato fortemente alle fotocamere reflex ma questo non significa che secondo me le mirrorless non siano ottime fotocamere anzi. Se vogliamo possiamo dire che io sono un “vecchio” fotoamatore a cui piace ancora la sensazione del tenere in mano un apparecchio “pesante” e sentire ad ogni scatto quel suono familiare dello specchio e dell’otturatore.

Conclusione
In conclusione la scelta sta a voi e al vostro tipo di utilizzo della fotografia e credo fortemente ad una cosa: “si può avere anche la penna più costosa al mondo ma se non si sa scrivere non si va da nessuna parte”.

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Immagine è capovolta entrando nella fotocamera

Immagine è capovolta entrando nella fotocamera

Mi sono fatto mille volte una domanda del genere “Perché l’immagine è capovolta entrando nella fotocamera?” ma non avevo esperienza, adesso un pochettino ne ho e quindi nel rispondere a me stesso rispondo anche a chiunque si sia fatto una domanda del genere.


L’immagine fotografica è vede capovolta entrando nella fotocamera, questo fenomeno si basa sul principio che i raggi luminosi provenienti da un oggetto fortemente illuminato, passando per una piccola apertura, si incrociano e, proiettandosi su uno schermo piano, formeranno un’immagine rovesciata e invertita dell’oggetto in questione.

Immagine è capovolta entrando nella fotocamera - formazione dell'immagine

Questa è una caratteristica fondamentale dell’ottica e avviene in tutti i sistemi che utilizzano lenti convergenti per formare un’immagine.


Ecco come funziona:


1. Passaggio della luce attraverso l’obiettivo: Quando la luce proveniente da un oggetto entra nell’obiettivo della fotocamera, attraversa le lenti. Le lenti convergenti, che costituiscono l’obiettivo, curvano i raggi luminosi verso un punto di convergenza.


Passaggio della luce attraverso l'obiettivo


2. Formazione dell’immagine: Dopo aver attraversato l’obiettivo, i raggi di luce si incrociano. I raggi di luce che provengono dalla parte superiore dell’oggetto sono diretti verso la parte inferiore del piano dell’immagine (che può essere una pellicola fotografica o un sensore digitale), mentre i raggi che provengono dalla parte inferiore dell’oggetto sono diretti verso la parte superiore del piano dell’immagine. Di conseguenza, l’immagine che si forma è capovolta rispetto all’oggetto originale.



3. Inversione dell’immagine: Nella fotografia tradizionale su pellicola, questa immagine capovolta viene impressa direttamente sulla pellicola. Successivamente, nel processo di stampa, l’immagine viene nuovamente capovolta per apparire dritta sulla fotografia finale. Nel caso delle fotocamere digitali, il software della fotocamera corregge automaticamente l’immagine capovolta, mostrandola diritta sul display.


Immagine è capovolta entrando nella fotocamera - sviluppo analogico

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Prisma di Porro

Prisma di Porro

Il termine “pentaprisma porro” si riferisce a un tipo di prisma usato nell’ottica, specialmente nelle fotocamere fotografiche e binocoli. Utilizzato su due fotocamere DSLR della Olympus la E-300 e la E-330.

Per comprenderne meglio il significato, è importante scomporre i suoi componenti:


Pentaprisma: Si tratta di un prisma in cinque parti che è utilizzato principalmente nelle fotocamere reflex a singolo obiettivo (SLR). La sua funzione principale è quella di riflettere l’immagine catturata dall’obiettivo verso il mirino, consentendo al fotografo di vedere un’immagine corretta (non invertita) attraverso il mirino. Questo prisma è fondamentale per fornire una visione accurata di ciò che verrà catturato nella fotografia.


Prisma di Porro - Pentaprisma
Pentaprisma DSLR


Prisma Porro: Si riferisce ad un disegno di prisma utilizzato nel binocolo. Questo tipo di prisma, sviluppato dall’ingegnere italiano Ignazio Porro, permette una correzione dell’orientamento dell’immagine in modo che non compaia invertita. I prismi di Porro sono caratterizzati da una maggiore percezione della profondità e da un campo visivo più ampio rispetto ad altri disegni di prisma, come i prismi posizionati in alto.



Utilizzo in macchine fotografiche


Sebbene il termine “pentaprisma porro” non possa essere comunemente usato per riferirsi ai componenti della fotocamera, è essenziale capire che sia i pentaprismi che i prismi Porro sono cruciali nell’ottica per la correttezza e l’orientamento delle immagini.

Prisma di Porro


Riepilogo


Il pentaprisma combina due concetti essenziali nell’ottica dei dispositivi visivi, applicati sia in macchine fotografiche che in binocolo per correggere l’orientamento dell’immagine per offrire una visualizzazione accurata e confortevole. Ognuno di questi componenti svolge un ruolo fondamentale nei rispettivi dispositivi per migliorare la qualità dell’immagine percepita.

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Processore di immagine

Processore di immagine

Processore di immagine - creazione di immagine digitale

Il processore di immagine è un tipo di processore che è specializzato nella elaborazione delle immagini ad alta velocità.

Sensore digitale

Una funzione basilare si chiama “demosaicizzazione” che permette di ricostruire un’immagine a colori partendo da dati grezzi ottenuti dal sensore della fotocamera digitale che utilizza una matrice CFA (Color Filter Array). La maggior parte dei sensori fotografici, oggi utilizzati nelle fotocamere digitali, utilizzano una matrice di Bayer che ricopre i fotodiodi (che normalmente vedono in scala di grigio) con filtri colorati di rosso, verde e blu (RGB).

Processore di immagine - matrice di bayer

Quindi la funzione di demosaicizzazione è di combinare il segnale prodotto da sensori adiacenti coperti da filtri di diversi colori per ricavare un unico colore. Questa funzione, svolta dal processore di immagine, è fondamentale del processo di elaborazione delle immagini. 



Le sue principale funzioni sono:

Correzione del colore:
Bilanciamento del bianco
Regolazione della saturazione, del contrasto e della luminosità
Riduzione del rumore
Conversione Analogico / Digitale:
Conversione dei segnali analogici provenienti dal sensore in dati digitali
Demosaicizzazione
Autofocus
Analisi dell’immagine per determinare la corretta messa a fuoco per avere immagini nitide

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Sensori fotografici CMOS e CCD

Sensori Fotografici CMOS e CCD

Sensori fotogfrafici CMOS e CCD
Sensori fotografici CMOS e CCD

I sensori fotografici CMOS e CCD sono due tipi che vengono utilizzati nei sistemi di imaging. Il loro funzionamento è “semplicemente” convertire un segnale analogico (la luce) in segnali elettronici (che poi vengono convertiti in file).
I CCD hanno una migliore qualità di immagine ma i CMOS sono migliori per il consumo energetico e per il prezzo di produzione. 
In questo articolo (come in tutti quelli che sono presenti sul sito) vorrei essere più semplice possibile così da rendere comprensibile facilmente dei concetti un po complicati.

CMOS

CMOS è l’abbreviazione di Complimentary Metal Oxide Semiconductor me hanno un transistor su ogni pixel ricevendo un trattamento individuale.
Nei sensori CMOS ogni pixel ha il proprio amplificatore e convertitore Analogico / Digitale, consentendo cosi una elaborazione parallela del segnale.
I vantaggi dei sensori CMOS sono: una maggiore efficenza di potenza utilizzandone meno rispetto ai CCD, velocità di lettura più elevate grazie alla elaborazione parallela, può integrare funzioni aggiuntive sul chip (come i circuiti di elaborazione delle immagini) e il suo costo di produzione che è più economico rispetto ai CCD.
Mentre gli svantaggi sono: più rumore digitale (anche se ultimamente sono migliorati sotto questo aspetto) e un Range dinamico (resa dei colori nella fotografia) inferiore rispetto ai CCD.

Un esempio di fotocamera che ha un sensore CMOS è la mitica Nikon D750.

CCD

CCD significa Charged Coupled Device vengono prodotti attraverso uno speciale processo di produzione e questo li rende costosi. Donano una immagine con più alta qualità e più basso rumore digitale, rispetto a quella dei CMOS. La creazione dell’immagine con i CCD è più lenta dei CMOS perché il convertitore A/D legge singolarmente ogni pixel per creare l’immagine. Questo è anche il motivo per cui un sensore di questo tipo consuma maggiore energia e il mercato va maggiormente verso i CMOS.
I vantaggi dei CCD sono: la qualità di immagine, il minor rumore digitale e la gamma dinamica più elevata; la maggiore sensibilità alla luce (ha maggiori prestazioni e qualità in condizioni di scarsa illuminazione) e una migliore uniformità nella risposta dei pixel.
Gli svantaggi invece sono: il maggiore consumo energetico, una velocità di lettura più lenta, un più elevato costo di produzione e la temperatura più elevata di esercizio che può influire sulla qualità dell’immagine nel tempo.

Un esempio di fotocamera che ha un sensore CCD è la Nikon D60.

Concludendo

La scelta tra i sensori fotografici CMOS e CCD dipende dalle specifiche esigenze dell’applicazione. I CCD sono preferiti quando la qualità dell’immagine è fondamentale, mentre i CMOS sono ideali per applicazioni che richiedono alta velocità e bassi consumi energetici. Con i continui progressi tecnologici, i sensori CMOS stanno colmando sempre più il divario di qualità dell’immagine rispetto ai CCD, diventando la scelta dominante nel mercato.

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