Fotografia in laboratorio odontotecnico
Articolo (Fotografia in laboratorio odontotecnico) pubblicato sulla rivista: Antlo – Il Nuovo Laboratorio Odontotecnico del 1/2018
Premessa – Fotografia in laboratorio odontotecnico
Al giorno d’oggi è sempre più importante conoscere e usare correttamente la tecnologia soprattutto in ambito scientifico, per questo è necessario dare all’odontotecnico la possibilità di capire e usare al meglio la tecnica fotografica. In questo articolo si vuole fornire informazioni sulla fotografia e sulla tecnica da usare per creare degli scatti sia tecnicamente perfetti che esteticamente efficaci.
Nella pratica quotidiana del laboratorio odontotecnico è entrato ormai a pieno titolo l’utilizzo della fotografia quale utile strumento di supporto e verifica delle varie fasi lavorative. E’ facilmente intuibile, infatti, che avere a disposizione un materiale fotografico di alto livello consente di ottenere un elevato standard qualitativo di lavoro, con evidenti favorevoli riverberi, anche pubblicitari, della propria professionalità. Entrando maggiormente nello specifico, appare immediatamente evidente la possibilità di comunicazione continua con lo studio odontoiatrico offerta dalla rete Internet che, con l’utilizzo di specifici programmi come ad esempio Dropbox, Wetransfer e tutti i sistemi di trasferimenti dati presenti, consente il facile interscambio di dati in tempo reale, onde ottenere una consistente contrazione dei tempi di lavorazione. Non va certamente sottovalutato l’aspetto promozionale che può essere sviluppato attraverso i moderni Social Network come Facebook i quali hanno raggiunto un notevolissimo grado di sviluppo e pertanto possono essere utilizzati efficacemente e soprattutto gratuitamente.
Introduzione – Fotografia in laboratorio odontotecnico
La fotografia mette a disposizione del professionista del settore un mezzo di comunicazione molto efficiente ed efficace in quanto offre la possibilità di seguire visivamente e tempestivamente l’evolversi delle varie fasi dei lavori da eseguire, per cui si intuisce subito la necessità di scattare delle fotografie corrette e ben eseguite anche se ci si volesse soffermare soltanto sull’aspetto puramente estetico. Di fotografia odontotecnica usata a scopo documentativo si è parlato sempre molto poco e le pubblicazioni su tale argomento non sono molte, tanto da generare, in questo ambito, molta disinformazione e spesso anche confusione. Mentre per la fotografia odontoiatrica si sono creati protocolli comuni già ampiamente utilizzati in ambito clinico, per quella odontotecnica finora si è proceduto in modo autonomo su specifiche iniziative dei singoli laboratori.
Protocolli – Fotografia in laboratorio odontotecnico
A mio avviso in ogni ambito lavorativo che coinvolge più soggetti professionali è molto utile potersi affidare a regole e strumenti comuni sia per avere una razionalizzazione del proprio lavoro che per tenere tutto il processo produttivo sotto controllo; quindi appare ancora più necessaria la possibilità di avere a disposizione dei protocolli comuni riconosciuti ed utilizzati da tutti. Fatta questa doverosa premessa possiamo già indicare le linee di base per sviluppare un protocollo destinato specificatamente alla fotografia odontotecnica, tenendo presenti le diverse esigenze che si presentano durante le varie fasi della lavorazione. Sorge subito il primo problema, dovuto al fatto che non tutti gli odontotecnici usano le medesime tecniche lavorative e non è possibile quindi creare un protocollo “uguale” per tutti, ma ciò non toglie che si possano prevedere e quindi standardizzare in più protocolli settoriali gli scatti indispensabili a seconda delle tecniche utilizzate nonché delle diverse tipologie di prodotto (ad esempio: protesi mobile piuttosto che fissa), tenendo però sempre presente che tutti gli scatti fotografici dovranno essere comunque ripetibili e sovrapponibili. E’ opportuno quindi definire bene questi due aspetti, che sono spesso solo enunciati genericamente, precisando che per ripetibili si intendono foto che avranno la medesima luce ed intensità, mentre per sovrapponibili che possono essere sovrapposte con quelle che verranno scattate durante le successive fasi della lavorazione (Figg. 1a e 1b): ad esempio in protesi implantare: dal modello con analoghi alla barra avvitata sugli stessi.
Per quanto detto, il protocollo dovrà prevedere delle foto iniziali già all’arrivo delle impronte e poi via via tutte le successive scattate durante le fasi intermedie e fino alla fine della lavorazione.
Considerato che non è possibile utilizzare un protocollo unico per tutti gli odontotecnici, si possono però certamente indicare delle linee guida che permettano di adottare un uso della fotografia omogeneo e duttile, modificabile in base alle diverse fasi delle lavorazioni. Gli scatti da effettuare, come già detto, devono evidenziare adeguatamente ogni fase, iniziando da quelli al volto del paziente effettuati dal clinico; a tal proposito è opportuno sottolineare quanto sia importante che anche il clinico abbia una conoscenza della fotografia atta a creare un adeguato supporto al lavoro fotografico onde ottenere del materiale correttamente e scientificamente elaborato. Certamente va anche considerato che nella pratica quotidiana un odontotecnico non abituato a fotografare i propri lavori abbia una certa riluttanza a servirsi di questo strumento, ma ricorrendo ad un box fotografico di facile realizzazione creato ad hoc e cercando di impostare il proprio laboratorio anche in funzione dell’utilizzo della fotografia, tale riluttanza potrà essere facilmente superata e così anche questo aspetto farà parte della routine quotidiana, scoprendo dopo i primi scatti un nuovo mondo che consentirà di cogliere sfaccettature del proprio lavoro quasi mai notate in precedenza.
Visto che l’odontotecnico crea i propri manufatti partendo da un elemento soggettivo (il proprio estro), avere a disposizione uno strumento che possa far esaminare la lavorazione in modo dettagliato e soprattutto immediatamente, può consentire di correggere subito gli eventuali errori di lavorazione.
Prima di addentrarci nella parte più squisitamente tecnica della fotografia dentale una premessa è d’obbligo: per fotografia si intende “leggere la luce”; però aggiungendo a questa prima definizione “sapendola gestire a proprio modo”.
Entriamo nel vivo della fotografia in laboratorio odontotecnico
Detto questo, si intuisce già che il problema principale nella fotografia è quello di saper leggere e gestire la luce, che sia essa naturale o artificiale, cercando di avere una illuminazione corretta per ogni fase lavorativa, quindi creando le cosiddette foto ripetibili, pur facendone un uso creativo come quando, ad esempio, si vuole enfatizzare un lavoro particolarmente ben riuscito.
La fotografia digitale rispetto a quella analogica, paradossalmente ha creato anche molti problemi e per certi aspetti una maggiore confusione, in quanto nella fotografia analogica dentale, anche se poco praticata, esistevano pochi strumenti che potevano essere utilizzati ed erano universalmente riconosciuti per il loro uso (Figg. 2a e 2b).
Ora con il digitale ci muoviamo in un mondo sempre più vasto, in cui però le case costruttrici di fotocamere ed accessori, a mio avviso, non hanno adeguatamente supportato il settore dentale. La “corsa all’aumento dei megapixel” che ha impegnato i principali produttori, ha creato un immenso parco macchine dove con frequenza annuale se non addirittura semestrale, viene proposta una nuova macchina con megapixel in numero sempre maggiore, dando a volte l’illusione che solo questo dato possa determinare il valore del fotografo. A tal proposito voglio precisare che la fotografia ha dei concetti fondamentali che vanno oltre la marca di fotocamera usata, quindi ne consegue che qualunque fotocamera si utilizzi e qualunque sia la sua marca l’importante è avere ben in mente i fondamenti della fotografia.
Non tutti gli odontotecnici e gli odontoiatri sono relatori in corsi o conferenze, quindi non tutti avranno necessità di servirsi di foto da utilizzare per presentazioni didattiche, ma ciò non toglie che si possono creare slide e presentazioni che potranno dare maggiore risalto all’aspetto pubblicitario del proprio lavoro. Ma facciamo chiarezza su questo punto: presentare un caso su un monitor di computer o anche su una TV di 40 – 50” ha una valenza, mentre farlo su uno schermo gigante utilizzando ad esempio un proiettore in una sala conferenze ne ha un’altra. Quindi se si devono documentare i propri casi per archivio ed eventualmente per pubblicità su social network potrebbe bastare un’ attrezzatura non necessariamente di ultima generazione, mentre invece se bisogna presentare la documentazione fotografica in corsi di formazione o conferenze è sicuramente più vantaggioso dotarsi di mezzi di ultima generazione, in modo da poter ottimizzare la qualità degli scatti.
Profondità di campo nella fotografia in laboratorio odontotecnico
In questa sede non mi dilungherò volutamente su tecnicismi più o meno utili in quanto sono tanti e troppi gli aspetti da valutare, ma c’è un dato tecnico che non può essere sottaciuto, tanto più che in ambito dentale, cioè la profondità di campo che, negli scatti da protocollo, deve essere sempre la massima possibile. Per profondità di campo si intende “la zona in cui gli oggetti nell’immagine appaiono ancora nitidi e sufficientemente focalizzati”, (fig. 3) quindi in presenza di bassa profondità di campo avremo il cosiddetto “sfocamento dell’immagine”, mentre al contrario (con maggiore profondità di campo) il soggetto fotografato sarà totalmente a fuoco.
Questo aspetto è talmente importante nella fotografia dentale, sia essa odontoiatrica che odontotecnica, che si sente spesso parlare di “scattare in modalità a priorità di profondità di campo”. Per protocollo o comunque per avere una corretta documentazione scientifica c’è bisogno di avere tutto il soggetto a fuoco, quindi è necessaria una profondità di campo elevata. Essa è influenzata da tre fattori:
1. Apertura di diaframma: più il diaframma è chiuso maggiore sarà la profondità di campo; (figg. 5a – 5b – 5c – 5d – 5e – 5f).
Odt. Luigi Ciccarelli
Odt. Luigi Ciccarelli
Odt. Luigi Ciccarelli
2. Lunghezza focale dell’obiettivo: più la lunghezza focale è elevata minore sarà la profondità di campo (es. un obiettivo con lunghezza focale 50 mm avrà una maggiore profondità di campo rispetto ad uno con lunghezza focale 105 mm) (Fig. 6)
3. Distanza dal soggetto: più ci allontaniamo dal soggetto maggiore sarà la profondità di campo(Fig. 7)
Tutto questo fa capire che cercare di trovare un giusto compromesso tra i lati negativi che influenzano la profondità di campo, nell’ambito dentale, cioè la distanza ravvicinata del soggetto e l’obiettivo con una lunghezza focale elevata non è di facile gestione. In tutti i casi e in tutte le situazioni in cui ci troveremo ad affrontare questo problema potremo ricorrere all’aiuto che potrà fornirci l’illuminazione, la quale potrà, se usata in modo corretto, enfatizzare efficacemente i particolari dei soggetti fotografati. In questo caso posso asserire che si può fotografare un lavoro particolarmente ben fatto in modo negativo e quindi rovinarlo, ma al contrario è possibile fotografare in modo perfetto ed enfatico un lavoro mal riuscito e avere dei risultati ottimi.
La fotografia in laboratorio ha un vantaggio: il soggetto inanimato che usando un box (anche artigianale) ben costruito potrà ricevere una luce omogenea e ben studiata (Figg. 8a e 8b).
In questo caso, però, assume una notevole importanza l’uso e la gestione dell’illuminazione al suo interno. Potremo utilizzare luci di diverse caratteristiche: continue, flash, dirette o diffuse. Usando una luce diffusa il soggetto verrà colpito da una luce molto omogenea e morbida e avrà un addolcimento della colorazione mentre fotografando con una luce diretta sul soggetto esso potrà avere un contrasto di colore maggiore. Non è possibile, secondo me, utilizzare una unica modalità di gestione della luce, ma sarà necessario utilizzare luci che possono variare la potenza e la posizione, per poi, attraverso varie prove, arrivare a previsualizzare la fotografia e la sua relativa luce ancor prima di scattarla.
Nell’uso del box è poi importante anche lo sfondo da utilizzare, in quanto esso influenzerà non poco il risultato finale della foto. Uno sfondo bianco, nero o grigio potrebbe essere considerato neutro in quanto non crea sul soggetto fastidiosi riflessi di colore, ma il bianco potrebbe avere anche un altro compito molto importante: riflettere la luce creando l’effetto di una “scatola immersa nella luce”, detta comunemente Lightbox. Quando si fotografano particolari di metallo o soggetti molto riflettenti è il caso di usare uno sfondo bianco in quanto il soggetto fungerà da specchio e uno sfondo nero o di altro colore sarebbe visibile al suo interno. Scattare all’interno di un box, inoltre, è importante per ottenere una luce uniforme su tutto il soggetto, specialmente sui bordi e sui contorni, tanto da farlo apparire “staccato nettamente dallo sfondo” in modo da renderlo “scontornabile” dopo lo scatto. Scontornare significa eliminare lo sfondo dalla fotografia, e questa operazione risulterà tanto più semplice e veloce quanto più la foto sarà stata ben fatta e gestita, infatti utilizzando un software di fotoritocco si evidenzierà lo sfondo rendendolo di un colore unico (es. nero), poi si trasporterà il tutto su un programma di presentazioni come ad esempio Microsoft Office Power Point o Apple Keynote, che attraverso i comandi ‘Imposta Colore Trasparente’ per il primo e ‘Alfa’ per il secondo, renderà lo sfondo trasparente.
Certamente la fotografia in laboratorio per il neofita sarà complicata e comunque necessiterà di tempo prima che possa dare dei risultati accettabili, ma questo non dovrà scoraggiare più di tanto perché, richiamando una celebre frase di Thomas Edison che recita: “Non mi scoraggio perché ogni tentativo sbagliato è un altro passo avanti”, scattando con attenzione e cercando ad ogni scatto di trovare nuove idee per ottenere immagini sempre migliori, si potrà trasformare il timore iniziale nel piacere della scoperta di un mondo nuovo che potrà sicuramente riservare delle sorprese molto entusiasmanti.
Ringraziamenti:
Si ringrazia il Dr. Alessio Casucci e l’Odt. Alessandro Ielasi per il loro continuo appoggio. L’Odt. Luigi Ciccarelli, l’Odt. Ciro Simonetti e la Merz Dental per avermi dato la possibilità di fotografare lavori e denti.